Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Lucio Sus,nel getazione, hanno informato il pubblico di quale ne sarebbe la conclusione: la rovina delle attuali strutture ecologiche, urbanistiche ed economiche del territorio. Dall'ecosistema marino ancora· sano, che fronteggia il lido di Fossacesia, a quelli agricoli, rifioriti dopo la guerra nella pianura retrostante e costati gravi sacrifici di lavoro e di spesa pubblica, gli inquinanti atmosferici emessi a Fossacesia (specialmente i composti solforati) insidierebbero infatti a monte anche gli ecosistemi della foresta e della prateria, da oltre vent'anni amorevolmente assistiti nella loro evoluzione. Tutto questo lavoro ha avuto ed ha un fine ben preciso: garantire la stabilità biologica del territorio. Perché è dalle complesse ad artificialmente insostituibili interazioni fra questi ecosistemi di tipo diverso, quando essi siano provvisti, come nel nostro caso, di un assetto abbastanza naturale, che dipende l'equilibrio ecologico delle valli del Sangro e dell'Aventino: quanto dire la stabilità fisica e la fertilità del suolo, il contenimento delle piene (e quindi di disastrose erosioni ed alluvioni), la disponibilità e la purezza delle acque, la respirabilità dell'aria, il regolare ripascimen.to delle spiagge, tutte condizioni indispensabili all'abitabilità e all'armonia del paesaggio. Beni perciò di inestimabile valore, di cui l'umanità avrà sempre più bisogno e ai quali non potrà rinunciare se vorrà salvarsi. La valle del Sangro e la riviera Frentana, benché ecologicamente convalescenti, hanno la rara fortuna di possederli, ma corrono il rischio di perderli, di vederseli annientati in un soffio e sanno bene che a riaverli potrebbe poi non bastare l'attesa di secoli. Coloro che, pur con lo scempio della vicina San Calvo sotto gli occhi, pensano di trasformare prima il territorio del Sangro e dell'Aventino e dopo il resto dell'Abruzzo Adriatico in una piccola Ruhr, mostrano di credere che lo « sviluppo » si misuri soltanto col numero e con la potenza degli opifici industriali, con la mole delle autostrade e con la massa del cemento armato, rivelando in questo modo di avere un'idea sbagliata di come il rapporto uo1no-ambiente, pena pericolose ritorsioni della natura, deve essere regolato. E, nell'anno di grazia 1972, si fanno ancora pervicaci paladini della filosofia, condannata ovunque dai fatti e dalla ragione, della violenza con cui l'uo1no tecnologico pretenderebbe di sopraffare l'ambiente naturale, aggredendo anche le strutture urbanistiche esistenti, che ne rimarrebbero schiacciate . . L'insediamento della raffineria a Fossacesia (di cui sarebbe non innocuo completamento a Punta Penna una centrale termoelettrica, entrambi però appena particolari dell'ambizioso disegno di industrializzazione concepito per l'Abruzzo orientale, dal mare alla montagna) equivarrebbe ad un corpo estraneo conficcato di prepotenza in un organi54

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