Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Francesco Compagna e di creare perciò un Fondo alimentato da risorse proprie della Comunità, il Mezzogiorno italiano può ricavarne maggiori vantaggi di quanti non possano ricavarne altre regioni deboli dell'Europa, solo che si riesca a mantenere, nella distribuzione regionale dei n1ezzi finanziari erogabili dal Fondo di sviluppo regionale, la stessa proporzione che si è mantenuta per i finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti: una proporzione che è stata piuttosto soddisfacente per le regioni più deboli del nostro paese. Purché, beninteso, non avvenga che proprio in Italia, quando si solleva la questione meridionale ci sia chi inopportunamente sollevi problemi di altre aree depresse ( « terza Italia», etc.) che comunque sono assai meno depresse (come dimostrano anche i dati del recente censi1nento industriale) di quanto non lo sia il nostro Mezzogiorno. Sia chiaro, cioè, che, per pretendere contributi comunitari più rilevanti di quelli che si destinerebbero ad altre regioni europee, di industrializzazione prenatale o d'industrializzazione invecchiata, l'Italia deve dimostrare che tutta la sua politica di sviluppo è orientata al fine di correggere il dualismo tra Nord e Sud e non contraddetta dalla collocazione sullo stesso piano della questione meridionale ( lo squilibrio degli squilibri, per così dire) e di altri problemi di insufficiente sviluppo o d'invecchiamento industriale che interessano regioni italiane non meridionali, ma presentano connotati diversi e assai meno gravi di quelli che caratterizzano le regioni meridionali come le più dolenti di tutta l'Europa comunitaria. FRANCESCO COMPAGNA 52

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==