Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

.Mariano D'Antonio Questi fenomeni - che discendono dai movimenti spontanei del mercato - rendono oggi per buona parte inefficaci gli incentivi per l'industria meridionale. Ad un produttore meridionale, che incontra difficoltà nelle vendite, che sopporta un carico salariale in aumento, può suonare ironica o beffarda l'offerta di un'ampia gamma di incentivi che possono essere utilizzati a condizione che egli sia in grado di rinnovare gli impianti, aumentare l'occupazione lavorativa ed espandere la produzione. I casi sono due: o queste condizioni sono del tutto al di fuori della portata immediata del produttore, ed allora gli incentivi non sono utilizzati; oppure esistono quelle condizioni e gli incentivi sono utilizzati e diventano una fonte di guadagno addizionale, una specie di « rendita meridionalista », garantita dall'intervento pubblico. Incidentalmente, si può osservare che l'uso prevalente degli incentivi da parte delle in1prese di grandi dimensioni, pubbliche o private, calate nel Mezzogiorno in questi anni, conferma questa diagnosi; così come non ci si può scandalizzare se nell'immediato futuro i contributi non saranno utilizzati nella direzione genericamente individuata, e cioè a vantaggio delle imprese minori che assorbono relativamente più manodopera. Discende, del resto, dalla natura degli strumenti adoperati il fatto apparentemente sgradevole, che si raggiungono risultati difformi da quelli desiderati. Le misure esistenti sono, da un lato, per lo più generiche e cioè scarsamente selettive; dall'altro poggiano sull'ipotesi che nel lungo periodo i destinatari deì benefici - cioè gli imprenditori minori del Mezzogiorno - dimostrino una continua, spontanea capacità di adattamento alle condizioni dettate dalla concorrenza e dal mercato del lavoro. In questo senso, queste misure si possono definire· strumenti di un astratto modello di industrializzazione, strumenti che l'evoluzione del mercato distoglie dell'impiego desiderato e piega alle proprie, rigorose esigenze di produttività e di profittabilità. Il passaggio ad un intervento di promozione industriale più realistico richiede l'uso di strumenti selettivi, che discriminino gli utilizzatori per settori e dimensioni industriali, che intervengano, come si dice, a modificare le strutture industriali. Questa operazione ha un senso solo se l'intervento nel Mezzogiorno è parte di un disegno programmatico complessivo che modifichi la convenienze dettate dal n1ercato. In caso contrario, tanto vale affidarsi ai centri di decisione esistenti ed aspettare che si ripresenti qualche altra occasione storica per riaffermar.e la « centralità» del problema meridionale. Dal terreno strettamente economico - dove, come si è cercato di dimostrare, non vi è nessun meccanismo spontaneo che assegni al problema del Mezzogiorno il carattere di problema centrale, da avviare ne46

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