Cronache meridionaliste questione riguarda l'efficacia degli strumenti d'intervento disponibili per promuovere lo sviluppo - in particolare, l'industrializzazione - delle regioni meridionali. Vale poi la pena di chiedersi se quest'ultima questione non implichi qualcosa di più generale, se attiene, cioè, non tanto all'efficienza ed alla coerenza di questa o quella azione programmatica, di questo o quello strumento d'intervento, quanto rinvia a condizioni politico-istituzionali che danno un senso, dettano la natura della politica meridionalista. Sulla prima questione - e cioè in che senso il proble1na del Mezzogiorno è centrale per l'economia e la società italiana - si può fornire, argomentandola, la seguente risposta: in un sistema di economia di mercato - quale è stato ed è tuttora, in ultima analisi, il sistema italiano - non vi è alcuna ragione strettamente economica per cui l'esistenza di una vasta regione arretrata condizioni e freni lo sviluppo del resto del paese; e quindi non vi è alcuna necessità obiettiva per i soggetti economici principali (i capitalisti-imprenditori del Centro-Nord) di affrontare e risolvere il problema meridionale. Non esiste quindi in questo senso « centralità » alcuna della questione meridionale nel dato sistema economico-sociale italiano e l'esperienza degli ultimi venti anni dimostra che il capitalismo italiano può adattarsi alla commistione sviluppo-arretratezza ed addirittura trovarvi un punto di forza. Basti pensare al ruolo che hanno avuto le regioni meridionali in quanto principale serbatoio di manodopera da utilizzare per sostenere l'espansione delle regioni più sviluppate. Naturalmente, questa tesi non significa che l'arretratezza del Mezzogiorno non pesi e non condizioni negativamente il ritmo e la qualità della crescita di tutta l'economia italiana; non generi, di volta in volta, problemi anche per gli in1prenditori dell'area centro-settentrionale. Ma si tratta di problemi, di risultati negativi che impongono di volta in volta adattamenti e rettifiche alla strategia di quelle imprese, senza che ciò debba comportare - al di là delle affermazioni di facciata - un mutamento sostanziale degli indirizzi dello sviluppo industriale e quindi, in prospettiva, il superamento dell'arretratezza meridionale. Alcuni meridionalisti, che affermano il contrario - che cioè ritengono la questione meridionale come il problema oggettivamente centrale dell'econo1nia italiana - sopravalutano, a mio avviso, la portat~ degli effetti negativi che il dualismo Norçi-Sud produce sullo sviluppo economico di tutto il paese. Negli anni '50 si affermava che la ma~cata industrializzazione del Mezzogiorno .comportava un mercato ristretto - e quindi un ostacolo oggettivo - per tutta l'economia. italiana. L'aumento delle esportazioni 43
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