Ernianno Corsi quello che hanno accumulato, si limitano ad adulare Almirante. Lauro, a sua volta, conquista il record del culto della personalità. Si definisce « padre » della Destra Nazionale. Asserisce di averla proposta anni fa e di aver incontrato « lo scoglio del PLI ». Il ruolo subalterno dei monarchici non n1uta, sostanzialmente, con l'assegnazione, a Covelli, della presidenza del partito: un'assegnazione puramente di copertura, tant'è vero che gli vengono affiancati, come « vigilanti », De Marsanich e Birindelli. L'alleanza coi monarchici può servire, ad Almirante, per guadagnare alla Destra Nazionale gli ambienti moderati dell'Italia meridionale. Non a caso Napoli è stata definita « capitale morale della Destra Nazionale ». Si cerca di alimentare la protesta rancorosa, il ribellismo neo-borbonico e la sfiducia verso lo Stato, per trarne una pioggia di voti. A Napoli, che è capoluogo di una grande disgregazione sociale, e in alcune aree meridionali nelle quali il sottosviluppo ha ancora una fisionomia ottocentesca, questo disegno non è tanto velleitario. Complessivamente, però, al di là di certe macchie nelle quali si confondono « fascismo azzurro » di stampo laurino e « fascismo nero » di marca tradizionale, se le elezioni politiche del '72 possono essere considerate come un test generale, si può affermare che la capacità di attrazione e di penetrazione dell'alleanza monarco-fascista, fatta eccezione di Roma, Napoli e della Sicilia, è stata nettamente inferiore alle aspettative. I due partiti si aspettavano cento deputati. Ne hanno presi 56 (2.894.789 voti; 8,7 in percentuale). Venti anni fa, quando il Sud fu sconvolto da un'analoga ondata di sanfedismo e di autòlesionismo, missini e monarchici conobbero ben diversa fortuna: 70 deputati, tre milioni e mezzo di voti, il 12,7 di percentuale. Meno forti, elettoralmente, del 1953, ma non meno pern1c1osi di allora, missini e monarchici potrebbero oggi utilizzare occasioni e pretesti diversi per trasformare, nonostante le affermazioni elettive e le istituzioni democratiche, Napoli in una nuova Reggio Calabria o per tracciare nel Paese una lunga « linea nera» che abbia i suoi punti estremi in Milano e Napoli. In questo disegno la violenza appare come una malattia interna della Destra Nazionale, uno stato di necessità. E come non esistono confini tra « fascismo azzurro » di stampo laurino e « fascismo nero » di stampo tradizionale, così ·non esistono differenze di responsabilità tra ex monarchici e fascisti. Il quadro lacerante delle condizioni socio-economiche di Napoli è emblematico delle condizioni in cui si sviluppa più massiccio 30
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