Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

L'Europa in cammino all'inerzia e alla cattiva volontà che hanno finora ritardato il cammino della costruzione europea. Sintomatico di questo nuovo clima è stato il contrasto verbale a Bruxelles tra Douglas Home, che ha messo subito sul tappeto le questioni istituzionali dell'Europa allargata, e il francese Schumann che glielo voleva impedire in nome di quei cavilli continentali che, come l'esperienza insegna, coprono in genere ben altro. Anche a Strasburgo il portavoce dei rappresentanti inglesi al parlamento europeo ha subito dato la misura della funzione che la Gran Bretagna si attribuisce all'interno della Comunità, quando ha sottolineato i poteri che il parlamento ha virtualmente già oggi e che nessuno ha voluto o saputo finora sfruttare: ciò che è una posizione di grande concretezza rispetto ad un problema - quello appunto del parlamento europeo - che resta ancora tutto da risolvere. Sarebbe naturalmente miope concludere che le prospettive dell'integrazione europea siano ad un tratto diventate facili e piane. È vera però la sensazione che si cominci a camminare nel verso giusto: la Comunità deve provare di essere vitale non solo nel campo, pur tormentato, dell'integrazione economica, ma in tutti i settori istituzionali e politci che sottintendono il significato e l'obbiettivo dell'unità. Non basta fare confronti economici o di altro genere con le grandi potenze mondiali per far sì che l'Europa sia un'entità paragonabile ad esse. Oggi la Comunità, è ancora, come si diceva all'inizio, il « mostro a nove teste »: la strada cioè è ancora quasi tutta da percorrere. Certo, l'unità non si potrà fare in un giorno. Importa però camminare nella direzione giusta. E questo, la consistenza e la « qualità » della nuova dimensione europea sembra in grado di fare, pur nel trascinarsi dei vecchi contrasti. Diverso è il discorso sui rapporti dell'Europa verso l'esterno. Qui la tumultuosa evoluzione dei rapporti tra i blocchi e il prolificarsi dei punti di riferimento (con1e l'emergere della Cina e del Giappone) richiederebbero, e non da oggi, la già attuata unificazione europea come base di un atteggiamento incisivo e autorevole perché unitario. Né si può dimenticare che tra le concause della fragilità europea è non solo la presenza di contrastanti linee di tendenza interne, ma anche le parallele e conseguenti pressioni che provengono dall'esterno. Proprio dall'esterno verranno, in quest'anno che si annuncia carico di scadenze, le prime verifiche della concreta volontà di darsi un volto europeo, il primo banco di prova della credibilità europea. 23

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