Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Francesco Brancoli Busdraghi L'allargamento comunque ora è compiuto, ed è costato troppe fatiche e battaglie perché non venga registrato con soddisfazione e anche con fondate speranze. I 1notivi che hanno spinto gli uni e suscitato l'opposizione degli altri all'ingresso della Gran Bretagna nella Comunità sono ancora tutti in piedi. E le prime manifestazioni degli inglesi da quando fanno parte integrante della Comunità hanno dato ragione a quanti ne facevano uno spartiacque della storia europea. Importa dunque, qui, meno di fare il processo al passato, a parte le incognite che lascia aperte, quanto di vedere le prospettive che questo inizio d'anno e questo voltar di pagina aprono, sia all'interno della Comunità che nei suoi rapporti con l'esterno, ammesso per un momento che di rapporti con l'esterno dell'Europa si possa sin d'ora concretamente parlare. Il primo interrogativo riguarda i riflessi immediati che l'allargamento avrà nell'attuale struttura comunitaria. In principio, l'inserimento di nuove voci in un concerto già così spesso stonato e contraddittorio potrebbe essere negativo: potrebbe in altre parole rendere più fragile e più incoerente una struttura già fragile e già incoerente. Era questo del resto uno dei cavalli di battaglia di Da Gaulle nella sua ostinata lotta contro la Gran Bretagna nel MEC: prima bisogna fare una forte struttura europea, diceva, poi si potrà pensare ad allargarla. Che fosse un pretesto, però, lo dice il fatto che egli stesso non pensava affatto ad una forte struttura europea, altro che nell'anacronistica concezione francocentrica. La questione però resterebbe obbiettivamente aperta se, di fronte alla vecchia babele dell'Europa a sei, non si fosse posto un paese che ha grandi tradizioni di democrazia politica come la Gran Bretagna e se nel frattempo non si registrasse in Europa una situazione di obbiettivo movimento che il vertice di Parigi, sia pure mancando a molte aspettative, nella sua vaghezza e genericità ha pur dovuto constatare. È certo che, in gennaio, l'occasione dell'ingresso formale nella Comunità dei tre nuovi paesi membri, ha subito dato ragione a chi ha sempre concepito la partecipazione inglese come fondamentale elemento di rivitalizzazione e rilancio dell'unità europea. Sia a Bruxelles, nella prima riunione dei nove ministri degli esteri, sia a Strasburgo, nella prima sessione del parlamento europeo allargato, · gli inglesi hanno dimostrato un'attenta comprensione degli urgenti compiti che attendono la Comunità, manifestando una volontà di affrontarli con rapidità e concretezza che è suonata giusta critica 22

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