Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Marxis1no e anarchis1no: un dialogo difficile marxismo» destinata appunto ad assumere le forme di uno spontaneismo anarcoide. Nell'indicare come « deviazioni » del marxismo le tendenze anarchiche, Lenin aveva la sua parte di ragione: Marx infatti, in una lettera del novembre 1871 (cioè nel periodo in cui era maggiormente impegnato nell'attività politica pratica che non nell'elaborazione teorica della dottrina), in una lettera, dicevamo, diretta a Friedrich Bolte, aveva anch'egli sostenuto - contro le tendenze bakuniste presenti nell'Internazionale - la necessità dell'organizzazione, della funzione educativa che il partito doveva svolgere nei confronti delle masse: « Laddove la classe operaia - scriveva infatti Marx - non è ancora progredita nella sua organizzazione al punto da potere intraprendere una campagna decisiva contro il potere collettivo, cioè il potere politico delle classi dominanti, essa deve comunque venire educata in tal senso attraverso la continua agitazione contro (e per un atteggiamento ostile verso) la politica delle classi dominanti ». La tendenza, quindi, a respingere lo spontaneismo anarchico viene al marxismo da lontano, dalle sue stesse origini; e si articola in chiave, diremmo, pedagogica: da una parte l'autoeducazione, propugnata dall'anarchismo bakuniano, dall'altra l'eteroeducazione delle masse, sostenuta da tutti e tre i massimi teorici del marxismo europeo. A questo va aggiunto un altro problema sempre di metodo: mentre da Bakunin in avanti l'anarchismo ha assunto se1npre di più un carattere « astensionistico », caratterizzato dal rifiuto di usare gli strumenti offerti dalla società borghese per l'emancipazione non soltanto operaia, 1na di tutti gli uomini, Marx ed Engels non esitavano a indicare come positive l'utilizzazione di questi strumenti. Nella sua opera più conosciuta, Stato e anarchia, Bakunin aveva scritto che « mentre la teoria politico-sociale dei socialisti antistatalisti o anarchici li conduce infallibilmente e direttamente a una completa rottura con tutti i governi, con tutte le forme della politica borghese non lasciando altra via d'uscita che la Rivoluzione Sociale, la teoria opposta, la teoria dei comunismi di Stato e dell'autoritarismo scientifico altrettanto infallibilmente attira e invischia i suoi fautori, sotto il pretesto della tattica politica, in una rete di transazioni incessanti con i governi e con i vari partiti politici borghesi; e cioè li spinge verso la reazione ». Come prima dicevamo, sia Marx che Engels erano di tutt'altro avviso. Il primo, infatti, in uno scritto del 1873 dal titolo L'indifferenza in materia politica, polemizzava duramente .contro « i nuovi dottori in scienza sociale» i quali non si rendevano conto che « tutte le armi per combattere » bisognava prenderle·« nell'attuale società », quali che esse 111

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