Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Girolamo Cotroneo questione di fondo sembrerebbe soltanto di metodo (anche se le differenze di metodo contengono sempre al fondo, magari inconfessate, diversità di vedute sugli stessi fini): da una parte l'individualismo anarchico di stampo stirneriano o, soprattutto bakuniano, con il rifiuto di partecipare in maniera organizzata alla vita politica l'azione spontanea (che talora si manifesta sotto forma di attività terroristica giungendo a quelle forme di nichilismo di cui Albert Camus ha esposto la teoria e raccontato la storia), dall'altra la rivoluzione di classe, l'azione organizzata sotto la guida del partito. La polemica su queste due linee di azione rivoluzionaria ha costellato la storia dei rapporti fra marxisti ed anarchici: Engels, occupandosi dei fatti accaduti in Spagna nel 1873, vedeva nell'atteggiamento « astensionista» tenuto in quell'occasione da Bakunin e dai suoi (che si erano rifiutati di partecipare, dopo la proclamazione, nel febbraio del 1873, della Repubblica, alle elezioni per la Costituente con un programma e dei candidati, continuando invece a fare leva sul « cavallo di parata», come Engels lo chiamava, dello sciopero generale) vedeva in tale atteggiamento, dicevamo, « un insuperabile esempio di come non si deve fare una rivoluzione »; e scriveva, sempre contro Bakunin, che la posizione assunta da questi durante la rivoluzione spagnola aveva « rivelato al mondo operaio le mene occulte, le furfanterie e la vuota demagogia mediante le quali ci si proponeva di porre il movimento proletario al servizio della tronfia ambizione e delle mire personali di alcuni geni incompresi »; il che aveva tuttavia i suoi vantaggi, in quanto « questi aspiranti grandi uomini » avevano dato al movimento operaio l'occa .. sione, in Spagna, « di imparare a conoscere anche la loro attività rivoluzionaria pratica ». Da parte sua Lenin, nel primo progetto di risoluzione del X Congresso del partito comunista russo, parlava di una « deviazione» anarchica che si stava manifestando all'interno del partito stesso, come contestazione della funzione di guida da esso assunta: « La funzione dirigente, educativa ed organizzatrice del partito - scriveva Lenin - nei confronti dei sindacati proletari e quella del proletariato nei confronti delle masse lavoratrici semi-piccolo-borghesi e addirittura piccolo-borghesi viene così completamente elusa ed eliminata e, invece di continuare e di correggere il lavoro pratico già iniziato dal potere sovietico per costruire le nuove forme di economia, si ha la distruzione anarchica, piccolo-borghese di questo lavoro, distruzione che può unicamente condurre al trionfo della contro-rivoluzione borghese ». Anarchismo, infatti, era per Lenin « il contare sulle masse senza partito o il civettare con esse», cosa quest'ultima che costituirebbe « una deviazione radicale del 110

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