Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Girolan10 Cotroneo opera più nota, L'unico e la sua proprietà, accusava i comunisti di avere sostituito « l'idea fissa » - come egli la chiamava - dello Stato con quella di « società », la quale sarebbe « una: nuova signora, un nuovo fantasma, un nuovo ente supremo che ci obbliga e ci asservisce ». La replica di Marx, quale si legge nell'Ideologia tedesca, era stata durissima: al confronto di ciò che ha detto di Stirner - del quale ha demolito pagina per pagina tutto il libro - la polemica con Proudhon diventa uno scambio di cortesie. Tuttavia per quel che ci interessa è da notare che pur accusando l'individualismo stirneriano di non capire nulla della « modificazione fisica e sociale che si opera negli individui e che produce una modificazione nella coscienza », non gli rimproverava mai di esigere l'eliminazione dello Stato: faceva invece rilevare come l'individualismo di Stirner finisse col richiedere all'operaio isolato « di ribellarsi con le sue sole forze contro il mercato mondiale », e come tutto il suo anarchismo si risolvesse nel « grande gioco di abilità di distruggere lo Stato mediante una semplice modificazione della volontà ». Che una qualche affinità di vedute esistesse fra l'autore del Capitale e i teorici dell'anarchia, soprattutto sulla necessità della eliminazione dello Stato, è ormai - specialmente dopo gli studi di Pierre Ansart su Marx e l'anarchismo - definitivamente assodato (ché anzi si può ormai sostenere che Saint-Simone Proudhon ebbero su di lui un'influenza maggiore di quanto non si credesse fino a poco tempo addietro). A parte l'idea generale (sviluppata soprattutto da Engels al quale si rifaceva Lenin nello scrivere Stato e rivoluzione) secondo cui lo Stato si identificherebbe con la classe dominante, per cui scomparse le classi anche lo Stato sarebbe destinato a scomparire, a parte questa idea generale, di- ;evamo, la critica di Marx al concetto di Stato può trovarsi già negli ~critti giovanili; nella Critica al diritto statuale hegeliano, ad esempio, oltre a sottolineare il carattere « fantastico » e irreale dello Stato, visto come espressione profana del fantastico della religione, Marx scriveva che « i francesi moderni hanno inteso [ ...] che nella vera democrazia lo Stato politico perisca. Il che è giusto, nel senso che esso, quale Stato politico, quale costituzione, non vale più per il tutto »; ancora in un saggio apparso nell'agosto del 1844 sul giornale dei profughi tedeschi a Parigi, il « Worrwarts », scriveva che « là dove sono partiti politici, ciascuno trova il fondamento di ciascun male nel fatto che al timone dello St~to si trova non già esso ma il suo partito avversario. Perfino i politici. radicali e rivoluzionari cercano il fondamento del male non già nel1' essenza dello Stato, ma in una determinata forma di Stato, al cui posto vogliono mettere un'altra forma di Stato»; e proseguiva affermando che lo Stato « poggia sulla contraddizione tra vita privata e pubblica, sulla 108

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