Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Il Pubblico A1inistero strati del distretto, i quali, in genere, adeguano la loro condotta alla sovrana volontà del capo; quando vi si ribellano, la fanno assumendo clamorose iniziative, giacché, al di fuori della sottrazione dell'affare, nulla hanno de temere, essendo anche loro sorretti dalle guarantigie di cui godono i capi. Ed allorché questi ultimi siano fiacchi o inadatti alle funzioni (il fenomeno, non raro, purtroppo, è dovuto al grosso difetto del sistema che non richiede specializzazione, e che consente la ,fungibilità delle funzioni giudicanti e requirenti, oltre che alla difficoltà di estirpare certe cisti tradizionali - l'attribuzione degli incarichi avviene adottando il criterio dell'anzianità - che impedisce di collocare l'uomo giusto al posto giusto), è· fatale che allignino posizioni personali, spinte talvolta ai limiti dell'arbitrio, o si costituiscano, nei grossi centri giudiziari, gruppi dominanti. A questo punto fa capolino, nel discorso, l'obbligatorietà dell'azione penale, che si delinea come una sorta di nebulosa nell'orizzonte del processo. È chiaro che l'organizzazione interna degli uffici del Pubblico Ministero, così com'è congegnata (tanti vertici distrettuali separati e distinti fra loro, non collegati ad alcun organo centrale), possa favorire l'omissione dell'iniziativa dell'azione penale. Cade qui utile considerare ìn che modo viene esercitato il potere gerarchico dei capi di ogni ufficio del Pubblico Ministero. Due sono i meccanismi di cui si avvalgono i capi: la distribuzione discrezionale degli affari da trattare, il controllo dell'attività spiegata dai magistrati nelle diverse fasi processuali. Una indagine condotta dal Consiglio Superiore della ivlagistratura rivela come il controllo assuma forma assai intensa nella fase dell'istruzione e riguardi, soprattutto, le requisitorie di proscioglimento ed i provvedimenti sulla libertà personale, si attenui nel dibattimento, e nuovamente si intensifichi nella fase delle impugnazioni. La sostituzione del magistrato dissenziente e l'avocazione del processo, risolvono le divergenze di opinioni fra i sostituti ed i capi, mentre le iniziative dei sostituti in ordine a notizie non qualificate di reato (quelle, cioè, che non provengono da denunzie della polizia o da privati, ma da altre fonti, soprattutto dalla stampa), vengono di solito concordate coi dirigenti. Ora non è chi non veda come tale sistema possa facilmente consentire situazioni di inerzia, restando l'azione penale monopolio di un gruppo assai ristretto di persone. E già il principio del-· l'obbligatorietà dell'azione penale incomincia a traballare, ma esso diventa mitico rispetto ad altre situazioni che possono presentarsi, e dalle quali scaturiscono inique disparità di trattamento fra cittadini, interventi arbitrari, abusi di potere. Ordinamenti giuridici di Paes"i di alta civiltà democratica, quali ad 99

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