Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Tullio D'Aponte che, come già si è detto, è improponibile in conseguenza del carattere di configurazione dinamica che si ricollega al concetto di retroterra stesso. Tuttavia, un certo ambito primario, entro il quale svolge una funzione maggiormente incisiva l'organismo portuale, non dovrebbe essere di difficile delimitazione: ne consegue che i relativi enti locali dovrebbero essere chiamati a consorziarsi obbligatoriamente insieme allo Stato e alla Regione, mentre, proprio in relazione al continuo variare, in senso di ampliamento, dell'area d'influenza dell'unità portuale, dovrebbe potersi prevedere la successiva partecipazione di altri enti, territoriali ed economici, alla gestione del porto. Tutte le considerazioni fin qui svolte riconducono il nostro discorso all'esigenza che l'organo al quale lo Stato deve affidare l'esercizio delle attività portuali possa operare agendo su ampi e diversificati spazi demaniali, in modo da razionalizzare i propri interventi in opere e servizi, secondo schemi di sviluppo concepiti in una visione globale dei problemi delle infrastrutture, in un contesto di coerente politica territoriale. E ciò, in definitiva, si può realizzare unicamente se si rende possibile il coordinamento, in un unico organo, delle iniziative in materia di traffico portuale, attraverso un potere d'intervento esteso su di un ampio territorio litorale, tale da consentire un'efficace distribuzione nello spazio delle singole funzioni specializzate che ciascun complesso portuale assolve. Ne consegue che, normalmente, il riferimento territoriale dell'ambito di competenza del consorzio portuale debba essere lo spazio regionale, non essendo auspicabili situazioni più anguste, senza che i presupposti di produttività e di economicità degli investimenti portuali vengano meno 20 • Per tutto quanto si è fin qui detto deve certamente preoccupare l'atteggiamento assunto dall'Amministrazione centrale della marina mercantile difronte al problema dell'ampliamento dei limiti territoriali da prevedersi nello schema di disegno di legge per l'istituzione del Consorzio per il porto di Napoli. Sembra assurdo come, in certe concezioni burocratiche, il conservatorismo faccia comunque aggio su ogni idea nuova, che ci si fa obbligo di respingere fermamentefi specialmente poi, allorquando si palesa il rischio di veder compromessa l'autonomia di campanile. Eppure, in un dicumento che per la sua definizione costituisce la mediazione degli interessi locali, lo Schema di Sviluppo Campano, nel parlare di « armonica specializzazione dei compiti e d'integra- . 20 Ovviamente sono da considerarsi anche casi particolari posti dalla geografia regionale: nella situazione di Genova, come in quella di Savona si hanno interessi che trascendono il confine strettamente regionale per investire la Lombardia e il Piemonte, quanto meno. 92

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