Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Tullio D'Aponte fiche funzioni in materia portuale. D'altra parte, poiché l'Ente agisce preva1entemente promuovendo iniziative la cui realizzazione spetta ad altri organi pubblici e cura la gestione del patrimonio demaniale entro i confini spaziali definiti dal decreto istitutivo; ne consegue che i limiti territoriali entro i quali si esplica la competenza dell'Ente sono elemento essenziale di riferimento. Su questo punto sembra utile approfondire il discorso. Al tempo in cui sorsero gli Enti portuali, all'incirca intorno agli anni Cinquanta, mancava una chiara visione di politica portuale a lungo termine, quale oggi si rende indispensabile in rapporto alle esigenze scaturenti dal fenomeno della concentrazione dei traffici nei porti maggiori ed alla specializzazione delle operazioni portuali, conseguenti alle innovazioni tecnologiche intervenute nell'economia marittima. In concreto, basterebbe pensare che il gigantismo delle costruzioni navali e la diffusione dei trasporti speciali (roll on/roll off, etc.) non ancora erano entrati nella storia dei trasporti marittimi, per comprendere come i problemi di razionalizzazione degli spazi portuali si ponessero in ben altri termini, profondamente diversi da quelli che oggi producono fenomeni di congestione diffusa e mettono in crisi la funzionalità dei maggiori scali nazionali, limitandone la produttività. Non stupisce, quindi, come l'orientamento prevalente fosse quello di creare organismi di gestione concepiti più per amministrare che per svolgere una vera funzione imprenditoriale. Nello stesso modo, mancando ogni prospettiva di lungo termine, anche la delimitazione delle unità portuali da comprendere nell'ambito della sfera di competenza degli organismi pqrtuali venne considerata con quell'ottica ristretta che si riconnette alla concezione amministrativa della funzione svolta dall'ente portuale. Ai nostri giorni, in tutto il mondo, ben definite esigenze dei settori merceologici del traffico hanno richiesto la realizzazione di ormeggi specializzati: attrezzati, cioè, secondo le determinanti tecniche delle moderne unità di carico. Di conseguenza, i primitivi ristretti ambiti portuali, necessariamente, hanno dovuto subire una dilatazione che ha condotto a configurazioni articolate che possiamo definire complessi portuali. In tal modo, le dimensioni nuove del complesso portuale pongono in essere degli organismi on1ogenei a funzioni multiple, operanti nei confronti di un unico retroterra, attraverso una forma organizzata di approdi specializzati, con scali anche distinti e separati da soluzioni di continuità 17 • 17 Sull'argomento, con particolare riferimento al Mezzogiorno, si veda: D'Aponte T., Osservazioni sullo formazione di complessi portuali nell'Italia Meridionale, in Studi in memoria di G. Serino, Giuffré, Milano, 1966. 90

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