Nord e Sud - anno XIX - n. 147 - marzo 1972

Giampaolo Zucchini Così sempre più viva si alzava la voce di richiesta di annessione all'Austria che, nell'animo dei più accesi separatisti, si configurava addirittura come il primo passo per la costituzione di uno Stato tirolese che comprendesse il Nord, l'Ost e il Siidtirol. E significativo manifesto di questa politica può essere quel cartello stradale che ancora oggi si può osservare prima di entrare in Italia al passo di Resia, per chi viene da Nauders, in Austria, ove è raffigurata una cartina geografica del Tirolo, ora separato, n1a una volta, e in futuro, unito. Da questa politica, che riscl1iava di divenire sempre più pericolosa e trasformare in una polveriera, come oggi è l'Irlanda del Nord, un ridente « giardino d'Europa », restavano tagliati fuori da una parte i n10derati - che pur in tempi non lontani avevano difeso con onore la causa sudtirolese - e dall'altra le forze più vive e socialmente avanzate, che chiedevano un rinnovamento delle strutture economiche e sociali. Da questo lato la SVP non ci sentiva, e in parte ancora oggi, al di là di tattiche confluenze co11 i partiti socialisti in sede di Giunte locali o di benevolo e critico appoggio al centro-sinistra in sede nazionale (le prime originate da motivi di potere e opportunità politica, il secondo nato dall'esigenza di non tagliarsi i ponti con la maggioranza al Governo pena la ritardata o mancata approvazione del « pacchetto » testé concesso), non pare sia disposta a modificare gran che della propria tradizionale politica conservatrice, timorosa com'è che una più accentuata politica di sviluppo industriale atta a risollevare alcune zone economicamente e culturalmente depresse (non poi tante in sì piccolo territorio) importi 11na massiccia immigrazione meridionale, cioè italiana, e nel contempo danneggi il turismo e l'agricoltura. Un clamoroso esempio di una tale politica economica, contraria ai reali interessi della popolazione, si è avuto poco tempo fa in una zona già abbastanza industrializzata del Meranese, a Lana d'Adige, ove il sin-- daco della SVP di quel paese si è dimesso perché la Giunta e il consiglio comunale avevano negato a una società italiana, già da tempo ivi insediata, un terreno per un ampliamento della fabbrica: l'azienda si dovrebbe trasferire a Firenze lasciando alle sue spalle un buon numero di disoccupati. lv1a alla lunga una tale politica di rinuncia, basata su strutture in parte superate dai tempi - turismo e agricoltura non sono as.solutamente più st1fficienti per uno sviluppo eqt1ilibrato; e lo sanno bene l'Austria e la Svizzera -, su rivendicazioni nazionalistiche destinate a perdere lentamente la loro carica e la loro ragiqne d'essere in un mondo sempre più piccolo e integrato, soprattutto nel contesto europeo, non poteva non mostrare la propria debolezza. Così la SVP, proprio nel mome11to in cui la sua politica pareva ot94 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==