Giornale a più voci Dove nascono i primi contrasti è sulla zona geografica in cui l'aeroporto dovrà materialmente sorgere. A questo proposito lo studio che l'An1ministrazione comunale di Napoli aveva affidato all'ing. Antonio Canta per l'individuazione di una zona idonea alla costruzione del nuovo aeroporto, prevedeva (nel 1968) tre soluzioni alternative: Casolla (Caivano), Lago Patria-sud e Grazzanise. Dopo un anno lo stesso ing. Canta approntò, per conto della Pro·vincia di Napoli, del Comune, della Camera di Commercio e della Finmeccanica, un nuovo studio nel quale prospettava una ennesima ubicazione e, questa volta, senza alternative: Lago Patria-nord, compresa tra i Regi-Lagni e la circumvallazione di Napoli. L'aeroporto previsto in questo studio dovrebbe poter soddisfare un movimento annuo di due milioni di passeggeri per un complesso di 50.000 voli all'anno; le piste dovrebbero essere due, parallele e distanti 1.600 metri tra loro• e lunghe l'una 3.700 metri, l'altra 3.000. La spesa prevista si aggira intorno ai 13 miliardi. Abbiamo già avuto modo di manifestare le nostre perplessità circa la strana procedura di affidare allo stesso, progettista che aveva svolto un analogo studio un anno prima, un altro incarico per ottenerne una soluzione nuova e non prevista nello studio precedente; il tutto senza che, almeno apparentemente, fosse successo alcunché, né per « declassare » le prime tre soluzioni, né per « lanciare » la quarta. Lo stesso Piano Regolatore Generale del Comune di Napoli è, a questo riguardo, abbastanza interessante. « Nell'affrontare il tema aeroportuale - si legge nel Piano - il nuovo Piano Regolatore di Napoli non poteva non riferire le analisi e le scelte ubicazionali relative ad una tale infrastruttura di base alle necessità ed agli interessi della regione campana. Insieme alle strutture portuali, infatti, quell~ aeroportuali svolgono funzioni estremamente complesse: rappresentano, cioè, il nodo di scambio delle relazio·ni interne al sistema regionale e metropolitano con le relazioni esterne di tutta l'area con le altre del ·paese e col resto del mondo. Configurandosi quindi, come nodi di scambio, le attrezzature aeroportuali costituiscono un vero e proprio polo di integrazione, il dimensionamento del quale diviene funzione non tanto del volume di traffico prevedibile in termini spontanei, quanto delle esigenze di sviluppo che l'intera area regionale presenta in futuro». Una definitiva e ragionata soluzione .dovrebbe dunque essere trovata, appunto, tenendo presente che un aeroporto internazionale (come dovreb,be essere quello napoletano) è un'infrastruttura a servizio della regione e che la scelta della sua ubicazione va inserita nella visione dell'assetto territoriale della regione stessa e non « a servizio » di interessi particolari, di qualunque tipo essi siano; anche l'interesse della sola città di Napoli che non tenga conto di quelli delle altre province campane, può risultare un interesse particolare. · Precisato questo punto·, torniamo un momento all'iter che il « secondo aeroporto Canta », come potremmo definirlo, deve seguire prima di essere 47 Bibiiotecaginobianco
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