Giornale a più voci Viceversa, la « Critica » è ben viva; e il suo contributo allo sforzo di aggiornamento del pensiero socialista è oggi in Italia tra i piì.1 seri e consapevoli, pur n1ella continutà della tradizione culturale in cui la rivista affonda le proprie radici. Sop,rattutto, della « Critica» di oggi si può ripetere quanto Giuliano Pischel scriveva a pro·posito della « Critica» di ieri: « un insegnamento di probità, di aderenza ai problemi, ài antiretorica, di assidua, verificatric~ autocritica». E questo insegnamento si dava, con1e tuttora si dà, « attraverso una folla di collaboratori delle più disparate tendenze, ed alcuni dei quali 11eppure socialisti, ed attraverso una folla di diversissin1i problemi, co1 lti ed analizzati dai più disparati punti di vista ». Ciò che garantiva 11na risultante unitaria, scriveva ancora Pischel, era la « esclusione, nella stessa concretezza d~i problemi e della ponderatezza delle loro soluzioni, di qualsiasi demagogia ». È precisamente 1n questo spirito che la « Critica Sociale» ha dedicato un numero speciale al problema dell'unità europea. Vi l1anno collaborato uomini che, come pri111a si diceva, non soltanto non sono legati da vincoli di corrente, ma neppure da vincoli di partito: basterà citare, tra gli altri, i nomi di Pietro Nenni, Ignazio Silane, Giorgio Galli, Altiero Spinelli, Ugoberto Alfassio Grin1aldi, Giuseppe Ta1nburrano, Aldo Garosci. E ciascuno, co1n'è inevitabile e giusto, pone l'accento su quegli aspetti del problema europeo che risultano essenziali dal suo punto di vista; così che si riscontrano dissimiglianze, e talvolta anche divergenze, nel tono e nell'impostazione del discorso. Ma è proprio per questo ventaglio di angolazioni che il discorso risulta arricchito e stimolante. Ad esempio, qualcuno afferma che Ja spinta a costruire l'Europa deve provenire dal basso, dalla coscienza dei popoli; altri sostiene, invece, che sola azione efficace, nella situazione attuale, può essere l'azione politica; altri ancora sottolinea che sarà proprio l'unità europea, anche se raggiunta in base ad accordi di vertice, a dare un salutare scossone alla società italiana, non foss'altro per l'obbligo che ci verrà imposto di allineare le nostre leggi, la nostra progran1mazione, il nostro sistema economico, scolastico, sanitario a quelli, ben più avanzati, dei partners comunitari: per cui, nota ad esempio Gianni Finocchiaro, a chi chiede « quale Europa?», si deve rispondere che l'importante è « realizzare con1unque l'unità dell'Europa». Non a caso Nenni ricorda la sua formula per la politica europeistica: « distensione all'Est e integrazione all'Ovest», opponendola 8ll'altra formula, oggi rispolverata dai comunisti, dell'Europa « dall'Atlantico agli Urali »; formula, qL1est'ulti-ma, eh~ « ha un valore di indicazione geografica che si risolve in una fuga in avanti». La verità è, ossen,a ancora il vecchio leader del movimento operaio italiano,· « che la risposta al quesito ' Quale Europa' non è nella geo-politica, in base alla quale, del resto, la Russia Euro·pea è ormai soltanto una parte di quella grande potenza euro-asiatica che è l'Unione Sovietica, ma è nella politica tout court ». Non è evidentemente possibile, in questa sede, soffermarsi sui singoli co,ntrib,uti del fascicolo. Non ·va passata sotto silenzio, comunque, la straordi- . 41 Bibiiotecaginobianco
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