GIORNALE A PIU' VOCI La "Critica Sociale'' e l' Europa Poicl1é la principale caratter1st1ca del nostro tempo sembra consistere nell'oscuramento della ragìone, non v'è da meravigliarsi troppo se i giovarti - che pure si mostrano così disponibili a tanti miti liquidati dalla storia - oppongono la massima indifferenza nei confronti dell'idea europea. Si può dire, anzi, che al richiamo et1ropeistico essi non siano neppure indifferenti; gli sono addirittura ostili. Da sinistra, si guarda all'Europa come alla sciagurata madre del capitalismo, del colonialisn10, del razzismo (è su un simile atteggiamento ha influito non poco la posizione che i comunisti, almeno fino a poco tem,po fa, hanno tenuto a questo riguardo). Da destra le dichiarazioni et1ropeistiche non· mancano; ma più che di europeismo, si tratta, se ci si consente l'espressione, di un nazionalismo allargato, che si balocca col sogno di una superpotenza capace di inserirsi aggressivamente nel gioco degli equilibri mondiali. Né si può dire che l'ipotesi dell'unità europea abbia fatto breccia tra i meno giovani. « Tutto procede », ha scritto Aldo Giobbio, « come se il cittadino medio fosse astrattamente favorevole all'unità europea, senza però avvertire il problema come urgente e determinante rispetto ai fini che gli stanno effettivamente a cuore. In altre parole, tutti pensano che i problemi che contano - la perequazion·e dei redditi, l'industrializzazione del Mezzo,giorno, l'istituzione (o l'abolizione) del divorzio, l'abolizione del Concordato, la riforma delle società per azioni, la piena occupazione, la democratizzazione dell'università e quant'altro ancora - si possano (e si debbano) risolvere sul piano nazionale. Se poi, a tutto questo, si potrà aggiungere, come un fiore all'oc_ chiello, anche l'unità europea, tanto meglio. Ma nessuno è disposto a prendersi l'ulcera per qt1e·sto. Prova ne sia che nelle campagne eletto 1rali se ne parla pochissilno. E nessun deputato fa fuoco e fiamn1e per essere mandato a Strasburgo ». Ho tratto questa citazione da un articolo apparso sul numero speciale che, nello scorso gennaio, la « Critica Sociale » ha dedicato al problema dell'unità europea. Io non so fino a che punto i socialisti militanti siano consapevoli di ciò che rappresenta per il loro movimento la rivista fondata da Turati e oggi' diretta da Giuseppe Faravelli (tra il 194.5 e il 1958 la diresse l'indimenticabile Ugo Guido Mandolfo). Ho l'i111pressione - ma vorrei sbagliarmi - che molti di loro la considerino so,prattutto come un glorioso cimelio, una specie di bandiera rossa sforacchiata dalle pallottole reazionarie e conservata in un ipotetico Museo delle lotte operaie. 40 Bibiiotecaginobianco
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