Nord e Sud - anno XIX - n. 147 - marzo 1972

L'anticultura di destra stico contenuto nei programmi della cultura di destra, il vero nemico di quest'ultima è la « democrazia » politica occidentale. Non a caso, infatti, uno dei teorici della « restaurazione » ha detto che quella di « destra » è una cultura « realistica » che diffida delle utopie e « che non assolutizza regimi politici, né tanto meno il mito di una impossibile democrazia». Non a caso, dicevamo, si incontrano espressioni di questo genere; non a caso i nomi di Ernst Jiinger e quello del teorico del Tran1onto dell'Occidente, il prenazista Oswalq. Spengler, si incontrano con preoccupante frequenza nelle iniziative editoriali (oltre che nelle citazioni dotte) dei «restauratori»: si tratta di scrittori il cui bersaglio polemico non era certo il marxismo o la società comunista, bensì quelle democrazie occidentali di cui essi auspicavano (da destra) il dissolvimento e la fine per sostituirle con la « nuova » civiltà, con il « nuovo » ordine fondato sulla « tradizione », sulla « razza » e così via; e quella « civiltà » e quell'« ordine » hanno fatto pure di recente la loro prova storica. Proprio lungo questa strada si rnuovono (anche se taluni di essi forse senza neanche saperlo) coloro che oggi propongono l'alternativa culturale di destra: la q11ale, piì.1che alternativa anticomunista, è alternativa antidemocratica e antiliberale, perché, come prima si diceva, è rivolta contro quel mondo moderno, quella società di uomini « liberi » che la cultura occide11tale ha cercato di costituire coµtro ogni giogo totalitario. Diceva Benedetto Croce che « la storia va verso il basso » e che la « realtà è democratica»: è un'affermazione che molti (da sinistra) hanno fatto finta di ignorare e che altri (da destra) hanno respinto. Ma in essa si trova aforisticamente indicato il cammino della nostra storia, di quella storia che non a caso è rigettata dai tardi epigoni degli Haller e dei De Maistre, che appunto Croce indicava senza esitazione come reazionari e antistoricisti. Per questo non basta definire fa.scista l'operazione culturale in corso: tranne appunto che per fascismo 110n si intenda quella « rivolta contro il mondo moderno » sviluppata lungo le direttrici segnate da un libro di Julius Evola che porta appunto questo titolo, e dove si legge che « l'unico mondo verso cui oggi si è in marcia [ ...] è sen1plicemente quello che raccoglie e riassume in forrr1a estrema ciò che ha agito nella fase della distruzione. Esso è tale che non può servir da base a nulla, che non può fornire una. materia a che, seppure in forma diversa, in esso possano di nuovo manifestarsi valori tradizionali -- perché di tali valori esso rappresenta solo la negazione organizzata e divenuta corpo. Per la civiltà moderna presa in massa 17 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==