.. Sergio Pistone state compiute alcune scelte pratiche decisive, consistenti nell'abbandono di fatto della dottrina di Hallstein rispetto all'E11ropa Orientale (stabili1nento ài relazioni diplomatiche con la Romania e ristabilimento di esse con la Jugoslavia, con la quale erano state rotte 11el 1957 in seguito al riconoscimento da parte di quesfultima della D.D.R.), nella adozione di un nuovo orientamento sul problema dei confini (esprimentesi soprattutto nell'abba11dono del richiamo ai confini del '37, nel che è implicita la disposizione a trattare il rico11oscimento, a certe con,dizioni, della linea Oder-Neisse ), 11ella rinuncia all'atteggiamento offensivo e alla politica di isolamento nei riguardi della D.D.R., sostituita dall'inizio di contatti diretti a livello governativo (pu.r escludendo il riconoscimento), e infine nell'assunzione di un ruolo attivo nel processo di distensione fra i blocchi. Kaiser conclude la parte descrittiva su qt1esto argomento, mettendo in luce come l'invasione della Cecoslovacchia nell'estate del '68 ha imposto una battuta d'arresto assai consistente alla nuova Ostpolitik tedesca, ma non ne ha affatto eliminato le premesse oggettive e la possibilità di t1na ripresa a pieno ritmo. Ciò è dovuto, a suo parere, al fatto che tale politica è concepita e attuata con1e una politica a lunga scadenza (cioè capace di produrre risultati tangibili solo nel lungo periodo), legata alla corrente storica della distensione, la quale è rimasta attiva nonostante l'intermezzo cecoslovacco, che non l1a mutato i rapporti fra i blocchi. Passando, dalla descrizione alla individL1azione dei nodi strutturali, dei problemi di fondo posti dalla Ustpolitik del.governo Kiesinger-Brandt, e quindi alla valutazione di tale politica, Kaiser si distacca nettamente, proprio per la lucidità della sua comprensione della natura del problema tedesco, dai luoghi comuni del gior11alismo e della propaganda politica. Da una parte egli giudica positivame11te, con riguardo soprattutto ai risultati immediati, il nuovo corso della politica estera della R.F.T. avviato nell'at1tunno del '66. E osserva a questo proposito che con l'abbandono degli schemi della guerra fredda si è posto termine ad una situa, zione che diventava sempre più insostenibile e conduceva all'isolamento della R.F.T., senza che ciò avesse peraltro come contropartita alcuna possibilità di progresso sul problema della divisione. Riconosce anche che, no;nostante la sempre piì1 palese insostenibilità della linea di Adenauer nel clima della distensione, la rinunzia aperta a questa impostazione richiedeva un certo coraggio da parte della classe dirigente di Bonn, dal momento che si trattava di mettere da parte alcuni dogmi ormai consolidati da una lunga prassi e nello stesso tempo di riconoscere francamente che non c'era alcuna possibilità di progressi sostanziali a breve o 114 Bibiiotecaginobianco
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