Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

Mario Pannunzio Pannunzio si f asse come chiuso in se stesso, provato dalle delusioni, a noi - che già due anni or sono demmo una certa interpretazione della decisione di sospendere la pubblicazione del «Mondo·», in conseguenza, scrivev.amo, di una crisi del giornalis1no politico e in particolare di una crisi del settimanale « impegnato » - sembra di poter affermare che la coerenza con le sue aspirazioni alla professione di un liberalismo puro e duro imponesse a Pannunzio anche di sfidare il rischio dell'isolamento, come già gli aveva imposto di muoversi sempre contro corrente. Non dobbiamo di1nenticare, come ha scritto Alberto Ronchey, che <{ Il Mondù » è stato quello che è stato perché volle consapevolmente essere il « settimanale di una minoranza, spesso profetica »; e come tale « ebbe periodi di sdegnoso radicalisn10, come era giusto, ma difese i valori storici dello .Stato e della società civile con serenità e continuità degne di un potente establishment ». Pertanto, la sua p·osizione, lungi dall'essere sterile o moralistica, fu politicamerzte feconda e tesa alla ricerca di ur:.a risultante liberale dei cosiddetti « fenomeni di n1assa »: s-i pensi ai convegni degli « an1ici del 'Mondo ' », ai temi di quei convegni che sono diventati temi centrali del dibattito politico in Italia e alla funzione che quei convegni han110 avuto ai fini della preparazione dell"'apertura a sinistra, ai fini della maturazione dell'autonomismo socia- . lista e anche ai fini de( superamento delle fasi di più allarmante involitzione clericale della Democrazia cristiana; ma si pensi pure alla polemica anticomunista del « Mondo » e se ne confrontino lo stile, gli argomenti, le prospettive con quelli della polemica anticomunista che altri giornali italiani vanno praticando solo formalmente « in non1e della libertà ». E allora si può forse affermare che Mario Pannunzio, che « Il Mondo», che tutti noi, amici di Pannunzio e collaboratori del «Mondo», non fossimo, come suol dirsi, « dalla parte della storia »? Si discusse una sera, alcuni anni or sono e tra· pochi amici, di questa ritornante accusa che ci veniva mossa da quanti ritenevano di essere « dalla parte della storia » perché avevano scelto di stare « dalla parte delle masse » e presumibil-;nente « dalla parte dei vincitori ». Pannunzio disse allora . fino a che punto lo irritavano quelli che andavano dicendo: « la storia va verso ... », oppure: ·« malgrado la negazione della libertà, il comunismo è l'erede del liberalismo ». Pan.nunzio diceva, cioè, che si può essere. comunisti perché si crede che l'avvento del comunismo possa portare ad auspicabili soluzioni di quei problemi politici che si considerano i più importanti o i più difficili, ma non perché la stor!a « va verso il comunism<J ». Non si tratta, cioè, di scegliere i,1,natteggiamento politico in base a ciò che si prevede possa succedere in Italia, in Europa, 6 Bibliotecaginobianco

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