Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

.. I Giornale a più ·voci la storia. E questa affermazio11e egli la ribadisce ancora quando sostiene che filosofo oggi non è colui che teorizza le strutture, bensì colui che cerca di capire « le passage », cioè quel movimento storico che va dal recepire le strutture esistenti alla loro disìsoluzione per crearne di nuove: la successione delle strutture, dice Sartre, obbedisce ad una legge interna, storica, che è un movimento di « totalisation » di cui l'agente « totalisateur » è sempre l'uomo; ridurre la filosofia a semplice analisi delle strutture non ci darà altro che il « déjà-totalisé » con l'implicita rinunzia alla dialettica, alla necessità di cogliere « le passage » che è invece il compito precipuo del filosofo di oggi: e per comprendere questo processo e per impegnarsi in esso « il dispose d'une méthode, la seule qui rende co1npte de l'ensemble du mouvement historique dans un ordre logique: le marxisme ». Sartre sembra qui non accorgersi che I'ordre logique di cui egli parla sareb·be già precostituito, sarebbe 10· schema al quale ridurre la realtà: ma, e qui sta il problema di fondo, la realtà di oggi con l'affermarsi della società industriale « avanzata » appare piuttosto riluttante ad entrare in quello schema, in quanto i problemi umani, storici, che essa pone, si avviano a diventare sempre più indifferenti al sistema economico e sociale e politico nella quale essa è situata. Sartre parla di un marxismo che « c'est une tache, un projet à accomplir », dimostrando con questa affermazione la volontà di opporsi a quello storicizzamento delle categorie e alle co·nseguenti tendenze relativistiche di cui il cosiddetto neo-marxismo althusseriano, che si pone come scopo quello di liberare Marx da Hegel, sembra andare altamente fiero; ma ·la resistenza, la nobile e generosa resistenza che Sartre oppone, in nome della storia, all'ondata strutturalistica di cui tanto sembrano compiacersi i marxisti italiani, presenta proprio questo limite: di attestarsi sempre più rìgidamente su un marxismo che egli non riesce più nemmeno- a « sartriser _»; egli sembra spesso avere dimenticato la fase conclusiva della sua prefazione ad Aden Arabia di Nizan, quando scriveva che « all'origine di tutto c'è in primo luogo la ripulsa ». Per quanto crediamo, come abbiamo detto all'inizio, che .se anche ci darà quella morale o quell'antropologia che nelle sue precedenti opere aveva promesso, difficilmente Sartre ritornerà ad essere « le maitre » del 1945, difficilmente ritornerà ad essere, come ha detto Pierre Trotignon_, « le bon génie inventif » ( « L'arc », 1966, n. 30), che, sia pure in mezzo a mille incertezze, superficialità, contraddizioni, aveva saltato il « muro» della vecchia cultura francese: ed _oggi,nonostante le ampie riserve e le risolute contestazioni che da parte nostra possono venire alla « nuova » filosofia francese, è chiaro che è in corso un movimento che vuole adesso scavalcare proprio il «muro» sartriano. E sarà difficile, visti i fondàmenti del semi-storicismo con cui egli · debolmente contesta le nuove tendenze, sarà difficile che eg~i possa saltare al di là di se stesso. . .GIROLAMO COTRONEO 75 Bibliotecaginobianco

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