Girolanio Cotrone.o parte sta a dimostrare lo stato· di disagio in cui versa oggi la cultura francese dall'altra sta anche a ·dimostrare che molto difficilmente, qualunque ' aitra cosa egli possa scrivere, Sartre riuscirà a: ridiventare per le nuove g_enerazioni qt1el « maitre à penser » che è stato per la generazione del 1945. Questa di collocare Sartre nel ruolo- di maestro di una sola generazione è una profezia in fondo anche ab,bastanza facile, ove si tengano· pres_enti e certe dicl1iarazio11i e premesse culturali dell'autore della Critique, e ciò che nell'attuale cultura francese ed europea rappresentano i pensatori del « nuovo corso». -Non saremo certo noi a partecipare dell'entusiasmo di cui sembrano oggi invasi molti studiosi italiani per « l'honime structural » di Barthes, per « l'archéologie des sciences humaines » di Foucault, per la « conception fonctionnellè dit sujet » di Lacan o di Lévi-Strauss o per l'interpretazione althusseriana di Marx, ma è però certo, che tutto ciò in Francia nasce come un tentativo di spezzare l'ormai duro ghiaccio- del marxismo di Sartre cl1e, forse contro la stessa volontà del suo teorizzatore, rischiava di diventare o si avviava a diventare una coltre dogmatica: e sarebbe troppo facile sbarazzarsi di essi alla maniera dei vecchi scolastici della cultura italiana, che, per celebrare il centenario del Capitale, dopo aver pregato gli dèi di guardarli dagli « amici », riprendono il loro monotono heri diceba1nus, come se nel mondo della cultura (e della politica) nulla fosse successo dal 1945 in poi. Ma ciò che qt1i ci interessa non è di ·dare un giudizio valutativo sui pensatori più o meno di moda, quanto invece di cercare quelle che a noi sembrano le radici, diremmo, contingenti o, se si vuole, estrinsecl1e di questo feno·meno culturale: e non ci sembra proprio azzardato affermare che l'attuale « 11uovo corso » della cultura francese affonda le sue radici nella crisi della filosofia sartriana, il cui silenzio (sono _passati ben otto anni dalla Critique) conferma sempre più la profondità della crisi stessa. In questi ultimi anni Sartre avrebbe dovuto per forza di cose riprendere il discorso sulr alienazione e sui problemi del potere, e dirci se e come questi problemi erano stati risolti nei paesi comunisti, come cioè il marxismo applicato avesse risolto quei problemi da lui, fra gli altri, affrontati i11 sede teoretica: e rispondere gli veniva certo difficile, non essendo egli un politico di professione, bensì uno stud~oso la cui indiscussa probità intellettuale gli impediva, e certo gli impedisce, analisi 1nistificate. È· giunto invece come una b·o·mba il libro di Marcuse, il quale ha spiegato, da marxista penitente, si è dette;> ironicamente 1n Italia, che quei problemi non vanno più visti nella vecchia chiave, di cui ancl1e Sartre aveva fatto buon uso, dei conflitti di classe o nella -scl1ematica antitesi capitalismo-socialismo, bensì nel dramma ·dell'uomo avvolto nelle spire della società industriale « avanzata·», fosse essa cap~talista o socialista, scardinando così i vecchi scl1emi di interpretazione cl1e anni ed anni di propaganda culturale avevano cercato di contrabbandare come la formula magica con cui risolvere tutti i problemi. E in questo quadro va,· a nostro avviso, collocata la rivolta degli intellettuali francesi contro Sartre: essa trova la sua. ge11esi nella delusione provocata dall'irri- , Bibliotecaginobianco
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