Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

.. ' . I I Giornale a più · voci questioni sindacali. Insomma, un minor pregit1dizio avrebbe fatto considerare a Horowitz molti elementi di quel nuovo « orientamento del movimento sindaéale verso la problematica delle relazioni industriali » che era stato · precedentemente so.ffocato. ) Comunque, nella stessa prefazione al saggio, Gino Giugni esprime un giudizio che è al riguardo estremamente significativo. Giugni infatti così conclude:- « Manca, nelle co-nclusioni, ma è forse ancor trop,po presto per valutare la portata di questi fenomeni, una visione del significato di tendenze e realtà autonomistiche ed unitarie che, innestate su un processo ormai in atto di acquisizione da parte dei sindacati di un autonomo potere contrattuale, e attive anche nelle file della CGIL, e non solo nella frazione socialista di quest'ultima, profilano in modo ormai netto il rovesciamento della tendenza storica di priorità del partito. politico». SEBASTIANO DI GIACOMO Il sile11zio di Sartre Se uno studioso di problemi filosofici, per documentarsi sul dibattito culturale in corso ormai da qualche anno in Francia, andasse a scorrere l'ultima annata di « Les temps modernes », non p-ot~ebbe non notare con sorpresa che non una sola volta il suo prestigioso direttore, Jean-Paul Sartre, ha preso la parola per intervenire sul nuovo corso che la cultura francese seml)ra avere in q11est'ultimo periodo ormai decisamente intrapreso. A parte infatti una nota, anonima ma a lui facilmente attribuibile, sul colpo di stato in Grecia· (Le coup d'Athènes, maggio 1967), ed una sul Vietnam (Le génocide, dicembre 1967), la firma di Sartre non appare più sulle pagine di questa ventitreesima annata della sua rivista: ep-pure i motivi che avreb·bero giustificato una· sua più attiva partecipazione al dibattito culturale che si va sviluppando non solo in Francia ma in tutto il mondo occidentale, non sarebbero né pochi né deboli; e soprattutto egli è chiamato direttamente in causa, in quanto. pure al più superficiale osservatore appare con chiarezza che la cultura francese è entrata in una fase che si p·otreb·be benissimo chia .. mare. I'après-Sartre, anche se, com.e ha scritto sul finire del 1966 Bemard Pingaud, « l'on songe que certaines de ses oeuvres le plus_ importantes (le Flaubert, la deuxième partie de la Critique, la suite des· Mots) sont encote à venir», ma che, nonostante questo, è sempre Pingaud che scrive, « sa sue- . cession est déjà ouverte » ( « L'arc », 1966, n. 30). Ma non solo aperta, direm·mo noi: anzi es_sa ci pare già avvenuta, in quanto il successo che i vari Lévi-Strauss, Barthes, Lacan, Foucault e persino Althusser stanno attualmente riscuotendo '(e non solo in Francia), ancl1e se nessuno· di essi al momento sembra dotato di una personalità tale da ricoprire il ruolo, staremmo per dire egemone, che fu di Sartre, se da una 71 . . . Bibliotecaginobianco

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