Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

Sebastiano Di Giacomo tutto condivise dalle Confederazioni generali. Anche il problema della incompatibilità fra cariche sindacali e mandati parlamentari si sta avviando verso una soluzione positiva; la FIOM-CGIL e la FIIV:1-CISLs· ono più che mai decise a tagliare ogni legame in questo senso. Ciò potrà garantire una maggiore autonomia dei dirigenti sindacali dalle direttive dei partiti. I sindacati della CISL e della UIL hanno anche assunto una posizione abbastanza critica nei riguardi del sistema stesso dell'economia di mercato, così come è organizzato oggi. Insieme ai sindacalisti della CGIL, essi cominciano ad avere la stessa sfiducia nel libero svolgersi delle forze economiche. Intanto, nessun sindacato pensa più che il periodo di riequilibrio dell'economia do-po una crisi dell'occupazione possa avvenire automaticamente. P·erciò, la politica di programmazione è il nuovo punto di riferimento, ed è anche l'occasione, per le organizzazioni sindacali, di svolgere un ruolo autonomo. La programmazione infatti potrà essere una realtà, se vi parteciperanno anche i sindacati. Comunque, dalla loro partecipazione alla programmazione non potrà non derivare un processo di unità sindacale più responsabile, per la necessità di presentare richieste e piani globali ed _organici che interessano il mondo del lavoro e lo sviluppo economico generale. Pochi sono coloro che ancora pensano ad una nuova scissione della CGI~ per far confluire i socialisti in un unico sindacato socialista. Se così avvenisse, si farebbe un balzo indietro di anni, e si tornerebbe ai sindacati quali « cinghie di trasm~ssione » dei partiti. La stessa CISL non auspica minimamente una nuova scissione. Qualche speranza in questo senso esiste ~olo in una modesta frangia della UIL. Oggi possiamo constatare con favore alcuni concreti accordi di rappresentanza sindacale unitaria, anche se occorre guardarsi dal pericolo che si arrivi ad un'unica organizzazione sindacale con. sindacati merceologici tendenti a far prevalere interessi settoriali. I In conclusione, .si può ribadire che l'errore d'impostazione commesso da Daniel Horowitz consiste nell'aver considerato la politica sindacale della CISL e della UIL come una politica quasi sempre « difensiva » dell'azione dei governi democratici contro i tentativi « eversivi>> della CGIL, e la politica sindacale della CGIL come emanazione fedele della volontà del PCI. Di qui, la sua tesi di un isolamento della parte comunista del sindacato. Se avesse approfonqito maggiormente determinati atteggiamenti dei sindacati. Horowitz avrebbe potuto constatare fino a che punto i lavoratori com.inciavano a disinteressarsi dei problemi di politica generale e ad im- . . pegnarsi per la soluzione di problemi piì1 immediati e concreti. E, inoltre, avrebbe potuto rendersi conto che i sindacati dovevano prendere atto di questa situazione e cercare di dare un contenuto politico-sindacale più ampio a semplici rivendicazioni. Avrebbe potuto rilevare, infine, che molti responsabili sin9acali, sempre più preoccupati della possibilità che la loro personale posizione fosse condizionata dalla corrente politica di appartenenza, cominciavano a legarsi sempre più alla sorte del proprio sindacato. Lo stesso PCI avverte questa nuova situazione e si preoccupa di intervenire direttamente nella fabbrica, in modo che gli operai non limitino il loro interesse alle sole 70 Bibliotecaginobianco

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