Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

.. I Giornale a più· voci l'economia -di mercato, in cui fossero garantiti i principi della li,bera contrattazio~e. L'esperienza, in questo senso, l'avrebbero fornita i paesi e i sindacati del mondo occidentale, il cui sviluppo, analogo a quello che poi avrebbe dovuto avere l'Italia, era appunto favorito da una moderata politica sindacale. La CGIL, invece, contrastava quella linea a favore di una non definita economia socialista, in cui il ruolo del sindacato non era affatto chiarito. Di contro, l'es~rienza dei paesi e dei sin-dacati dell'Europa orientale, cui idealmente ci si riferiva, non era di alcuna utile indicazione alla attività sindacale interna della CGIL, specie quando essa doveva affrontare problemi pratici dello sviluppo economico in atto. Negli· anni 'SO, l'economia italiana ha avuto una notevole espansione, favorita dalla liberalizzazione degli scambi e quindi dal passaggio da una eco11omia nazionale ad una economia europea integrata. Le aziende, con il progresso tecnologico, si rinnovano e si rafforzano. In Italia, cominciano a delinearsi due diverse dimensioni industriali, l'una a concentrazione assoluta, l'altra a concentrazione relativa, con un diverso grado, quindi, di efficienza produttiva e di sopportabilità salariale. In questa realtà estremamente differenziata, a seconda della struttura, composizione e localizzazione delle aziende, ·si attuava anche una politica in1prenditoriale più dinamica, cI?-etendeva a sollecitare gli interessi dei lavoratori nell'area aziendale, re11:dendoli indifferenti ai problemi generali. La CISL era già preparata a questa nuova situazione, proprio perché, avendo appoggiato quel tipo di sviluppo, ne aveva previsto le conseguenze. Infatti la sua linea di azione era duplice: da un lato mirava a contribuire, con la « battaglia per la produttività » necessaria per prevenire uno squilibrio pericoloso tra domanda totale e possibilità di offerta, allo sviluppo economico; dall'altro, ad ·organizzare il sindacato in modo più efficiente per impostare una nuova politica sindacale. Gli. effetti della prima linea di azione si possono vedere nella politica, abbastanza moderata, degli anni 'SO (le retribuzioni aumentano in misura inferiore all' aumento medio della produttività), mentre i risultati della seconda possono essere individuati nella prassi di accordi integrativi aziendali. Poiché una politica salariale indiscriminata avrebbe portato alla elin1inazione dal mercato delle imprese marginali, con grave aun1ento della disoccupazione, la CISL ha avvertito la necessità, per meglio attuare una politica salariale differenziata, di un sindacato diversamente organizzato. I sindacati, cioè, -dovevano avere una organizzazione non più territoriale e orizzontale, ma professionale e verticale. Inoltre, per la CISL la fabbrica è l'elemento b·ase della struttura del sindacato, poiché in. essa si trova il « punto di incontro fra condizioni tecnico-organizzative della presta-. zione del lavoratore e condizioni tecnico-economiche dell'azienda». La CGIL,. invece, a differenza della CISL, non era affatto preparata alla ·nuova situazione, e quindi è stata costretta a subirla passivamente. Le critiche che essa rivolgeva alla politica della· CISL erano quasi sempre superficiali. La battaglia per la produ.ttività, ad esempio, veniva considerata come « appoggio alla politica di sfruttamento di un più intenso • 67 Bibliotecaginobianco

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