Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

Sebastiano Di Giacomo e le azioni della propria parte sindacale, sia pure con un margine di « autocritica» verso il passato. In genere, queste opere difettano quasi sempre nelle valutazioni globali, nelle analiisi dei rapporti fra il sindacato e le istituzioni politiche ed economiche, nella comprensione del ruolo di tutto il movimento sindacale. (non soltanto di una parte di esso) in un processo di sviluppo economico e sociale; infine, difettano nelle prospettive, che non sono solo q-uelle di un-a maggiore forza contrattuale del. sindacato. Vi sono poi altre opere, dovute ad autori non i1 mpegnati sindacalmente; in esse, pur essendovi valutato più obiettivamente il ruolo del movimento sin·dacale, si mette preferibilmente l'accento sugli avvenimenti più strettamente politici e storici, trascurando le nuove e diverse posizioni dei sindacati rispetto agli avvenimenti di p-olitica interna ed internazionale. Si avverte tuttora, quindi, la necessità di un'opera che riesca a tracciare, con una sintesi glob1 ale, l'evoluzione del movimento sin1dacale italiano in una situazione politica ed economica pur essa in evoluzione. Recentemente, però, un tentativo in questo senso è stato fatto. Daniel Horowitz, vissuto· per qualche anno in Italia come ri_cercatore per conto della Harvar,d University, ha es,aminato in un saggio storico (Il movimento sindacale in Italia, Il Mulino, settembre 1966) l'evoluzione del movimento operaio dall'l}nità alle soglie degli anni '60. Il saggio p1 uò essere suddiviso in due- p·arti. Nella prima parte troviamo la storia del movimento s.indacale dal,le origini alla caduta del fascismo; nella seconda parte, dal,la Liberazione ad o·ggi. Ma la sud1 divisione non è fatta per como·dità cronologica, bensì per la netta diversità di motivazioni che si può cogliere nell'analisi dei due distinti periodi. S·e fino al fascis,mo l'Auto,re ha esaminato l'evoluzione del movimento sin1 dacale in rapporto a tutti gli avvenimenti storici del tempo per capire la sua « natura fondamentale e la di- , rezione delle sue attività », dopo il fascismo, invece, si rivolge ad esaminare solamente i ra.ppo-rti tra la classe operaia e il PCI, l'egemonia comunista e il pericolo, quin-di, che poteva derivarne per gli istituti democratici. Del primo periodo molto attentamente viene esaminata la fase di « addomesticamento » del sindacato e del suo successivo rovesciamento in senso rivoluzionario. La fase, cioè, in cui Gio-litti favorì il formarsi delle org.anizzazioni operaie formali, perché meno pericolose dei gruppi informali per l'inizio del processo di in·dustrializzazione; e la fase in cui il sindacato, sempre- sotto la direzione _di elementi n1oderati, si dava una fo,rte organizzazione e si orientava verso la contrattazione collettiva e modeste riforme sociali. Il rapporto fra il sindacato e i problemi politici è stato co~unque in quegli anni sempre molto stretto. Ciò perché i sindacati, essen-do. delle componenti del movimento socialista, tendevano ad una trasformazione generale della società, anche se i problemi concreti ed immediati •dei lavoratori li costringevano a frequenti compromessi tatti.ci. Solo per poco tempo, però, il sindacato riuscì a mantenere un certo controllo sull'attività dei lavoratori che vi erano organizzati. In· una situ.azione in cui i pro·blemi erano essenzialmente .politici (le gravi- conseguenze 64 Bibliote·caginobianco

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