Rosellina Balbi ' unica. Perciò, se il tono provocatorio del libro di Barbiana mirava a traumatizzare l'opinione pubblica e soprattutto a turbare la coscienza della classe insegnante, non c'è che da co1 nìpia:cersene, perché, a quel. che sembra, lo shock si è effettivamente determinato. Se poi la provocazione scaturiva dall'amarezza dei ragazzi per vedersi ingiustamente esclusi e dal risentimento per l'indifferenza generale di fronte al fatto che la scuola dell'ob·bligo « perde» ogni anno per la strada 460.000 alunni, non c'è che da prenderne atto con rispetto. e con comprensione. Ma se la provocazione non era soltanto strumentale e non rappresentava soltanto uno sfogo, ma voleva significare l'invalicabilità presente e futura del fossato che separa i ragazzi di Barbiana, e quelli come loro, « dagli ·altri », ebbene, per rendere davvero servigio alla causa dei ragazzi occorreva mettere in luce la sterilità, per non dire altro, di un atteggiamento del genere 1 • Poiché, invece, si è ritenuto che una qualsiasi critica al libro sarebbe stata considerata segno di vocazione reazionaria, o forse perché si diventa sempre più inclini a porsi le scelte in termini di alternative inconciliabili, si è preferito da molti lodare il libro globalmente e incondizionatamente, giunge11do addirittura (come ha fatto un docente universitario,) a proclamare la necessità di farne « la bandiera per una rivoluzione culturale, co·me fanno i cinesi col libretto del pensiero di Mao ». 1 Ricorderemo alcune frasi « provocatorie» del libro, per chi non lo avesse letto o comunque non ci si fosse soffermato. Pagina 29: « Nel suo programma d'italiano· ci stava meglio il contratto dei metalm.eccanici. Lei signora l'ha letto? Non si vergogna? È la vita di mezzo milione di famiglie». Pagina 41: « Le maestre son come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono, non hanno tempo di piangere ». Pagina 81: « Non vi potete più trincerare dietro la teoria razzista delle attitudini. Tutti i ragazzi sono adatti a fare la terza media e tutti sono adatti a fare tutte le materie ». Pagina 86: « Mao ha additato all'ammirazione dei compagni un op·eraio che s'è castrato [ ...]. A voi vi ci vorranno altri mille anni per adottare il celibato». Pagine 112-114: « •.• si p·otrebbero fare due scuole. Una chiamarla 'Scuola di Servizio Sociale' da 14 a 18 anni. Ci vanno quelli che hanno deciso di spendere la vita solo per gli altri. Con gli stessi studi si farebbe il prete, il maestro (per gli otto anni dell'obbligo), il sindacalista, l'uomo politico. Magari con un anno di specializzaziope [ ...]. La Scuola di Servizio Sociale potrebbe levarsi il gusto di mirare alto. Senza voti, senza registro, senza gioco, senza vacanze, senza debolezze verso il matrimonio o la carriera. Tut"ti i ragazzi indirizzati alla dedizione totale ». Pagina 125: « La teoria del genio è un'invenzione borghese. Nasce da razzismo e pigrizia mescolati insieme». Pagina 130: « Io non dirò mai ai miei scolari che inaugurare vuol dire augurare male. C'è scritto nella nota. Ma è una bugia. L'ha inventato il Foscolo perché non voleva bene ai poveri.. Non ha voluto far fatica per noi ». Per quanto poi riguarda la principale rivendicazione di Lettera a una professoressa, ossia la soppressione dei voti e delle bocciature nella scuola dell'obbligo, può essere interessante ricordare che da molto tempo si vanno conducendo ricerche circa i vantaggi e gli svantaggi di una simile soluzione: finora, peraltro, « i pareri sono contrastanti e tali sono anche i risultati delle ricerche» (cfr. AMLETO BASSI, Psicologia scolastica, Firenze 1967). 28 Bibliote·caginobianco
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