Manlio Rossi Daria ci sarebbe da meravigliarsen_e o da sollevare scandalo. Nell'avvio di una politica nuova, in così breve periodo di tempo, sotto l'urgenza dell'operare, inconvenienti di questo genere possono sempre· manifestarsi e, una volta riconosciuti, non è difficile porre ad essi un conveniente rimedio. 5. Sebbene la legge del 1965 sia rimasta fedele alla filosofia della incentivazione delle spontanee iniziative industriali ~ che abbiamo visto in questi anni sottoposta a critiche e a proposte di revisione - essa ha anche dato il via a un sistema d'interventi concentrati e coordinati, che tuttora è riconosciuto valido per un consistente sviluppo industriale n.el Mezzogiorno. Combinando opportunamente l'attrezzatura completa e pianificata di un'area di sviluppo industriale con la localizzazione in essa di un complesso integrato di industrie - resa possibile dagli incentivi loro accordati sotto forma di agevolazioni fiscali, finanziamenti e tassi agevolati, contributi in conto capitale, nonché dall'assistenza di un Istituto come lo IASM e dalla formazione professionale a spese dello Stato di mano d'opera qualificata e di personale direttivo intermedio - si ha esattamente il quadro al quale, in questi giorni, si fa riferimento nell'avviare il nuovo sistema della contrattazione programmata, quale stru-- mento efficace della industrializzazione meridionale. Orbene, questo quadro è interamente corrispondente a quanto la legge vigente prevede e l'organizzazione esistente dovrebbe consentire. Per quale ragione sussiste, invece, l'impressione che un tale meccanismo non abbia operato a dovere e che occorra, affinché ciò avveng.a, t1na « revisione degli strumenti »? La risposta ad una tale domanda consente di mettere in luce i principali difetti che hanno· caratterizzato finora l'applicazio-ne della politica dell'industrializzazione. Essi riguardano rispettivamente: 1) la. politica delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale; 2) le procedure di concessione degli incentivi; 3) la formazione professionale della mano d'opera e 4) il coordinamento tra questi tre interventi tra loro complementari ect altri minori, che pure concorrono al successo dell'industrializzazione. La politica delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale non ha saputo finora uscire - come è noto - dalla contraddizione tra l'affermato intendimento della concentrazione degli interventi e il contemporanéo annuncio, nel « Piano di coordinamento », della individuazione e delimitazione di ben 15 aree e 26 nuclei di sviluppo industriale, oltre che l'inclusione in ciascuno di essi di grandi estensioni, talvolta di alcune decine di migliaia di ettari. 18 -- Bibliotecaginobianco
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