I I Due anni e pocl1i mesi .A.nche ammettendo che possa essere opportuno avviare subito per tutti un programma di elementari opere pubbliche, onde consentire un , graduale insediamento di impianti industriali di minori dimensioni e minori esigenze in fatto di infrastrutture, di servizi e di economie esterne, è stato indubbiamente un grave errore e fo·nte di confusione - d'altronde facilmente correggibile - non tracciar chiara la distinzione tra le rimanenti e le poche non vaste aree nelle quali risulta più conveniente portare rapidamente avanti la localizzazione di moderne industrie di grandi e medie dimensioni con la relativa corona di industrie minori e la corr~spondente creazione di una adeguata rete di infrastrutture e di • • serv1z1. La mancanza di una tale distinzione - oltre a non permettere una funzionale articolazione dei servizi centrali, cui spetta la messa a punto dei progetti d'intervento, del loro finanziamento e del controllo della loro esecuzione - ha fatto particolarmente sentire i suoi effetti a causa dell'istituto cui sono affidate localmente l'organizzazione, il coordinamento e la gestione degli impianti e dei servizi e di ogni altra questione connessa allo sviluppo dell'area. Dovunque questi compiti sono stati, infatti, affidati ai cosiddetti « consorzi di sviluppo industriale >>, il cui comportamento inevitabilmente risente le caratteristiche dell'ambiente « preindustriale » nel quale sono stati costituiti e dal qt1ale provengono i loro dirigenti. Nel caso di aree e nuclei di sviluppo più limitato e graduale, tale attribuzione delle responsabilità di organizzazione e gestione de1le aree ai « consorzi » può - se si evitano « le interferenze di clientele e consorterie locali » - non dar luogo a grossi inconvenienti e può anche presentare notevoli vantaggi. Nel caso, invece, in cui si tratti di portare rapidamente avanti la grossa impresa della completa ed efficiente attrezzatura di un'area a forte e moderna concentrazione industriale, il « consorzio » si è dimostrato la forma istituzionale meno adatta allo scopo e - al di là delle capacità dei dirigenti e dei funzionari - è risultato inevitabilmente impari al compito « imprenditoriale » impostogli e fonte di ogni sorta di inefficienze 11• 11 Sul problema dei « consorzi industriali», Sandro Petriccione ha detto - nel suo intervento al Convegno di Taranto~ in alcuni articoli sull'« Avanti! » e da ultimo in un lucido articolo pubb·licato s.u « Mondo operaio » (gennaio 1968) - cose assai giuste. In particolare egli ha rilevato come la loro « ideologia » sia entrata in crisi perché « riteneva di accollare alle comunità locali compiti che spettano allo Stato democratico nel suo insieme »; perché « erano predisposti in attesa che le industrie · si decidessero ad intervenire» ed in ogni caso « e1:ano proporzionati alla sola industria piccola e me·dia » ed hanno perciò visto sconvolti i loro schemi organizzativi ogni qualvolta è intervenuta una d~cisione d'investimento di una grande unità produttiva »; perché hanno costituito un ostacolo al necessario coordinamento quando due consorzi di province diverse si sono trovati a contatto e perché, infine, sono spesso divenuti strumento di clientele e di consorterie locali. 19 Bibliotecaginobianco
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