Giovanni Aliberti abbia avuto negli ultimi cento anni, quella del Risorgimento. Non a caso ancora ultimamente si è ravvisato, il significato precipuo del contributo apportato dai p·artiti di ·origine risorgimentale al centrismo ·degasp•eriano in una azione di presenza, intesa ad im·pedire l'involuzione totalitaria o integralista della Resistenza; ed è del Maranini l'osservazione che l'attuale « crisi» dei partiti di massa trae 1 le sue lontane ma dirette origini dal regime p_artitocratico imp·osto dal fascismo alla vita pubblica italiana. Delicatissimo problema, che investe le basi stesse della storia d'Italia degli ultimi venti anni nei suoi rapp·orti fra iniziativa politica e pubblici poteri, fra azione amministrativa e lotta dei partiti, e in ultima analisi tra politica e cultura. In tale prospettiva, il r.ichiamarsi di Salvemini alla tradizione del Risorgimento ( « Decidetevi una buona volta a riconoscere che occorreranno dieci anni per preparare quelle due o trecento persone che debbono compiere ... la funzione che compirono tra il 1859 e il 1876 le due o trecento persone le quali costruirono l'Italia» - ]ett. a F. Vent11ri p. 381 e ancora lett. a P. Calaman·drei p. 366 -) riprende ed echeggia motivi più che familiari alla sensibilità crocian·a. Così l'atteggiamento ·di Salvemini nei co·nfronti dei partiti di massa ( « chi non fa p·arte di _un ' partito di massa' non ha mo,do di mobilitar-e l'opinione lib.era degli uomini intelligenti e disinteressati che non ap·partengon.o alle masse che ricevono gli ordini di Togliatti, di Nenni e di De Gasperi, e o,b,bediscono ciecamente» - lett. ·a E. Reale p. 379) appare molto vicino al tipico rrifiuto crociano del:la p,retesa partitica ,di egemo·nizzare e comprendere totalmente le articolazioni ed i mo·menti della vita etico-po., litica. Alcuni an·ni do,po, rip·ensando alla su.a azione di meridionalista, Salvemini consumerà in mod.o più esplicito la sua adesione ad un comune ideale, formulando il noto giudizio valutativo su Giustino Fortunato. Nella « Prefazione» scritta da Merola sono contenuti, sinteticamente ma con compiutezza, i princip 1 ali temi del dialogo fra Salvemini ed i suoi co·rrispondenti, e questo ci esime dail doverli riassum-ere in questa sede. Un punto di dissenso ap1 pare necessario sollevare, tuttavia, a prop,osito dell'osservazione di Merola sulla « irrealtà» di molte indicazioni politiche di Salvemini, sulla « discrepanza - come scrive Merola - tra l'acutezza di molte delle critiche salveminiane e le indicazioni pratiche che ne scaturivano» (p. IX). A dire il vero, nelle proposte avanzate da Salvemini nelle sue lettere noi non abbiamo notato alcuna « discrepanza », che non sia possibile rilevare anche in quelile dei suoi co1 rrisp·orrdenti. Non crediamo, infatti, che lo scetticismo di Salvemini sull'esito positivo della politica di Parri e dell'inserimento governativo del P. d'A., ed il suo auspicare un'astinenza << di dieci anni» dal giuoco del potere, fosse una posizione più contraddittoria o astratta ·di quella di Ernesto Rossi in merito alla costruzio-ne dell'unità europea, o di quella di Piero Calamandrei sulla necessità di a,ccettare tutto quanto era necessario accettare pur di giungere alla nuova Carta -costituzionale. Quella Carta costituzionale :che lo stesso Cailamandrei avrebbe definito anni dopo, come ha ricordato Garin, « il testamento dei morti », espressione che oggi può essere interpretata anche in senso diverso da q11ello attribuitole da Calamandrei. I 124 · Bibliotecaginobianco
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