Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

I Recensioni In quel periodo·, ha scritto J. P. Taylor, « la Germania in quanto grande potenza cessò di costituire il problema centrale della vita politica ... quasi ancor p,rima che la gu,erra finisse. Il suo posto fu preso d·alla Russia sovietica. La gente voleva sapere degli sbagli che erano stati commessi con la Russi.a so,vietica durante la gu.erra, non di quelli commessi nei rapporti con la Germania prima che la guerra cominéiasse ». Probabilmente è in questo im,provviso e mutato compito degli intellettuali democratici europei, chiamati ad affrontare « ancor prima cJ1e la guerra finisse» un nuovo pericolo totalitario, più insidioso dell'ormai morente nazifascismo, che p·uò essere ravvisata una causa imp·ortante delle incertezze dell'azione politica degli intellettuali democratici italiani, chiusi, terribil,mente chiusi, dal rapido e inarrestabile processo di cristallizzazione dei « blocchi storici»; con l'annesso, inevistabile processo di cristallizzazio,ne dei « blocchi storici ». Fu il fallimento del Partito d'Azione o. fu il fall1imento del disegno rinnovatore di tutta la sinistra italiana? Fallirono solo Parri, Rossi ed i loro compagni, o fallirono anche Nenni e Togliatti? Il quesito è antico di venti anni e si è protratto fin troppo sul piano del quid agendum, ma è ancora troppo vicino per la formulazione del giudizio storico. Ma in primo luogo testimonianza umana, queste Lettere dall'America, ter stimonianza umana nel loro aspetto di documento politico: e di fonte di storia; testimonianza umana anche e proprio per l'eccessività p,olemica di certi git1.. dizi, come quelli formulati su Croce {p. 60, 230. 239 etc). È certo il dissidio Croce-Salvemini, quale emerge d·a queste lettere, ap,pare comprensibile, motivato com'è da una diversità di orientamento politico che abbraccia l'intero arco delle scelte; d·a quella istituzionale a quella programmatica. Ignorare o soltanto ottundere la differenza esistente tra Croce -e Salvemini su questo come sul piano più generale significherebbe falsare, confo,ndendole, due testimonianze maturate dn un contesto d'esperienze intellettuali e pratiche sostanzialmente irriducibili tra loro. Le origini positivistiche, più che marxiste, di Salvemmi, e l·a reazione crociana al positivismo ed al marxismo in-dividuano i termini culturali di un contrasto continuo, collocabile per molti aspetti addirittura nei diversi riflessi avuti da queste dottrine sulla loro formazione gio,vani1 le. E,p,prure in Salvemini il senso religioso, che egli ha della vita si risolve, crocianamente, senza residui nel suo compito di intellettuale (lett. a G. Medugno p·. 389); mostrando in questo di aver assimilati e fatti pro,pri, com.e Gramsci e Gob·etti d'altronde, i succhi più vivi della lezione di Croce·, pur nel dissenso ideologico è nella contestazjione politica. Esiste in Croce e in Salvemini, è stato recentemente osservato, la radice comune del loro culto per la « religione della libertà», che il discorso sulle origini dei. caratteri laici della democrazia italiana del secondo dopoguerra deve necessariamente recuperare e ricom,p1 rendere in un~unica sfera di cultura. No•n certo nel grossolano tentativo -di dar vita ad t1na sorta di « teologia della libertà», alla cui escato,logia siano subordii;iati, quasi a segno di vichiana provvidenza, il radicalismo salveminiano ed il moderatismo crociano; ma piuttosto come rinnovata affermazione, dell'unica tradizione « laica» che l'Italia 123 . . Bibliotecaginobianco •

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