.4.ntonio Palermo quello veristico che pressoché _contemporaneqmente venne affermandosi. Anzi, quanto più i contenuti dei due realismi si avvicinano, tanto più se ne vede la vistosa differenza; ma, nello stesso tempo, se ne scorgono i legami attraverso echi, suggestioni, che non è 'lecito trascurare. È il caso, ad esem·pio, di Pe~ le vie, la raccolta milanese di Veriga dell' '83, che Mariani esamin,a (.pp·. 659-670) sullo sfondo remo,to o vicino -dei vari Alla conq1,1,istadel pane, ecc. Oppure, in tutt'altra direzione, è il caso del p1 rimo D1e Marichi, quello· di Carliseppe della Coronata (1882), di cui M1ariani scorge i nessi con· le sollecitazioni della narrativa sociale, così come li scorge nell'intera sua op·era con i più significativi esiti scapigliati - « in De' M·arch.i pare altresì risolversi la nozione di scrittore umorista, una delle più alte formulate dalla Scapigliatura» (pagina 686) - ma portati verso quel «moderatismo» che è il fondo più vero della sua vocazione» (p. 680). Il filo della continuità, dunque, fra l'antico,nformista bohémien e lo « scamiciato», lo « spostato », il « perduto» ce lo dà Cameroni e ce lo dà Cletto Arrighi, figura decisamente minore, ma testimone puntuale dell'intera p-arabola, da La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862) a Nanà a Milano, (1880) a La Canaglia felice (1885); e insieme ce lo porgono le vicende dei tanti fogli che animaron.o la vita di questo ventennio milanese, dalla « Cronaca grigia» di Cletto Arrighi al « Figaro» di Praga e A. Boito al « Gazzettino rosa » di Cavallotti e Cameroni, alla « Farfalla » di Cameroni. Ce lo danno . . altresì gli idoli polemici - l'anti-manzonismo va da Praga a Tronconi - o quelli positivi: Rovani, il « mito» della Scapigliatura, Cattaneo (sul cui ruolo in quest'ultim,a stagione c'è ancora da dire). Ma ci addentriamo ora in quel 1 lo ohe si può co·nsiderare un altro itinerario: l'incontro critico con le più rappresentative figure di poeti e narratori venute fuori nel ventennio· _scapigliato, Emil,io Praga, Arrigo Boito, Tarchetti, Dossi e il « suo» Ro·vani, appunto; e poi Faldella, Gualdo, Cagna ... l'elenco è lungo, come ricordano i lettori della Letteratura della Nuova Italia, un'opera che con le sue intuizioni critiche così spesso qui fa da premessa o da abbrivo. In·somm.a, una volta indivi 1 duata l'area culturale, p•olitica, geografica, sociale, Mariani ha potuto app,rontare una co·spicua serie di profili, ma non mai astrattamente mono,grafici, ché la simbiosi individuo.Jsocietà culturale, società civile è semp,re vivissima, sia che si tratti di cogliere la presenza d~ queste figure nell'attività dei va·ri p·eriodici che esse animarono, sia di avvertire i mutamenti del clim,a_politico-sociale nel quale operarono. Si vedano, a questo proposito, acc~nto alle pagine dedicate al decennio '70-'80, con gl~ echi della Comune (p1 p. 609-615), quelle sul decennio precedente (1 pp. 102-108). La prima di queste figure, alla quaile egli concede il più ampio spazio, è quella di Giuseppe Rovani. Gli serve infatti da mediamone fra i due piani della sua ricerca, quello storico-culturale e quello critico-indivi,duale, così indissolubilmente legata com'è all'idea che ne ebbero gli Scapigliati, un'idea che ri·schia addirittura di sovriapporsi alla sua opera. An·che ad aderire in pieno alla min,uziosa lettura che qui viene compiuta dei .Cento anni, della Libia d'oro, della Giovinezza di Giulio Cesare, vi è infatti una sorta di tenace resistenza all'identificazione dell'autore di questi libri con, il maestro· di vita, I 118 BibJiotècaginobianco
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