Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

'.'Il Il potere e la piazza più frequenti sono quelle che si concretano nell'« azione diretta», mediante co·mmissione di reati politici o a « fine politico ». I cosiddetti « delitti di folla in tumulto », gli attentati a singole persone, le « spedizioni punitive », le invasioni di edifici pubblici, e via enumerando, sono in genere gli ingredienti dei quali si impasta l'azione di piazza per co11seguire quei fini che le minoranze suddette non sono in grado di raggiungere per mezzo di un'azione rivoluzionaria a motivo della n1ancanza di un'adesione globale della collettività ai loro ,programmi. l11 ultima analisi la piazza costituisce grosso modo il contrapposto ex parte altera ·del colpo di Stato, in quanto identici ne sono i moventi e i fini: sostituire un ordinamento a un altro, prescindendo dal consenso della collettività, o arbitrandosi di interpretarlo. La piazza agisce con1e se fosse essa stessa il potere, contrapponendo una propria asserita legalità a quella del potere stesso. 10. Il fenon1eno della piazza è tipico delle correnti di opposizione al potere, e più precisamente di quelle opposizioni che contesta110 al potere stesso la legittima espressione organica della volontà collettiva, e intendono perciò sostituire la loro azione diretta al consenso presunto -dalla collettività. L'insegna che generalmente caratterizza le opposizioni di piazza si manifesta nella contrapposizio11e fra « paese legale » e « paese reale »: insegna che innegabilmente contiene in sé un'inconfondibile carica rivoluzionaria, in quanto rivolta a porre in essere un titolo originario di legittimità (paese reale) contro quello « delegato » che si espri1ne attraverso gli organi del potere e che viene rappresentato come una mera presunzione fondata sull'arbitrio (paese legale). Si tende, in altri termini, a dare corpo a un paese reale, cioè alla sussistenza - merramente allegata - di una volontà collettiva in contrasto con quella espressa dagli organi del potere. Orbene la piazza ten-de appunto a dare corpo alla prova della sussistenza di una realtà sociale, contrapponendola a quella cl1e il potere non sarebbe più in grado di interpretare ed esprimere. Che la piazza esprin1a realmente codesta più genuina volontà collettiva, non ha, sul piano giuridico, la mini,ma rilevanza nei riguardi del potere che - si ripete - è presuntivamente l'unico organo legittimo di manifestazione della volontà stessa. Il problema della rilevanza si pone invece sul piano storico-politico, spettando al giudizio storico valutare la portata delle pretese avanzate dalla piazza e il corrispondente comportamento degli organi del potere. , La piazza, pertanto, in quanto azione rivolta a violare una o più 97 Bibliòtecaginobianco

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