Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

Antonino Répaci gani del potere si trovino in contrasto con altri, determinando stati di crisi di varia durata e giungendo, nei casi estremi, a quelle « discordie intestine » che ispirarono il celebre apologo di Menenio Agrippa. Si affaccia a questo punto il concetto di rivoluzione,· che peraltro esula dalla presente indagine 8 • 7. Il nostro paese costituisce un campionario• tipico di coq.esta sorta di invadenze e di interferenze di poteri. Lo Stato unitario nacque e si formò quale risultato di un equivoco, e di questo equivoco subì le conseguenze nel corso della propria esistenza fino alla lotta rivoluzionaria di liberazione. È fi.11!:roppo noto di quale equivoco si stia parlando: trattasi del vincolo fra una monarchia feudale e una borghesia liberaleggiante, contratto per fro•nteggiare un pericolo comune: la rivo1uzione popolare, la cui scarsa consistenza e concludenza peraltro avevano offerto loro un abile e comodo pretesto per invocare, di fronte ai terzi, un'in.esistente origine rivoluzionaria del nuovo Stato italiano. Do.p-pio equivoco, du11que: una élite eterogenea e co·mposita, fondata su due princi,pi antinomici; entrambe queste fo,rze poi, costrette a invocare un principio democratico per giustificare storicamente la formazione po,polare dello Stato unitario·, quale risultato di una rivoluzione nazionale. Queste forze, nonostante le apparenze, non riuscirono mai ad amalgamarsi: la democrazia fu sempre un'insegna progran1matica di gruppi ristretti e non giunse mai nep,pure a lambire l'ambito del potere, rimasto sempre saldamente nelle mani delle altre due forze; queste, a loro volta, pur mantenendo una posizione di ,comu11e difesa nei confronti deJle forze popolari, non si ft1sero mai tra loro, talché, mentre da una parte il potere regio, tendeva a mantenere intatte e - O•Vepassi-• bile - a rafforzare le proprie prerogative, il potere politico delle classi dirigenti mirava a salvaguardare le proprie istitt1zioni dalla invadenza del potere regio. Uno sr:rittore fascista, Titta Madìa, intitolò un suo libro Storia terribile del parlamento italiano, allo scopo di mettere allo scoperto tutte le magagne del parlamentarismo; prima e dopo di lui si erano cimentati e si cimentarono• molti altri in questa facile impresa, trascurando naturalmente di in·dividuare il motivo originario e immane11te di questo disagio. Gli è che la storia del parlan1ento italiano è davvero terribile a motivo della impari lotta che i pochi autentici democratici do-- vettéro sostenere contro le forze che di questo istituto miravano inins Op. cit. a nota 2, pp. 31-33. 92 Bibiiotecaginobianco

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