Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

Virginia Gangen1i serva per lo sviluppo caotico, frammentario ed eterogeneo dell'area urbana. Attraverso una lettura della struttura urbanistica della città è possibile rico.; nascere, ai margini delle zone centrali, u-n tessuto urbano costituito dalle zon~ periferiche come si so,no configurate negli anni .del primo dopoguerra; a queste prime espansio,ni si deve l'in1izio del fenomeno di saldatura tra l'area urbana e le frazioni quali Miano, Piscinola, Chiaiano, Secondigliano, S. Pietro a Patiemo ecc. Ormai inglobate nel tessuto urbano ad elevata densità, le aree periferiche d·ella prima espansione cittadina (Fuorigrotta, l'Arenella, Poggioreale e lo sviluppo, edilizio lungo via Nuova Capodimo,nte), so1 no tuttavia ancora chiaramente individuabili nel reticolo urbanistico della città. Nello svilup,po urbano tipicamente a macchia d'olio si può individuare, inoltre, un secondo alone che corrisponde alle espansioni periferiche più recenti e che tende ad includere progressivamente le residue zone agricole comprese tra l'area urbana napoletana e le conurbazioni del Salemitano e del Casertano. Nella prima periferia cittadina si presenta oggi abbastanza diffuso il fe• nomeno della integrazione delle classi sociali; infatti nelle zone periferiche che in o,rigine accogilievano le classi meno abbienti, con l'espandersi ulteriore della città, si sono insediati gruppi appartenenti a classi sociali che non hanno trovato più posto nell,e zone centrali ormai sature e che so·no stati attratti dal maggior valore che, nel quadro delle nuove espansioni urbane, le vecchie aree periferiche sono andate progressivamente acquistando. Le aree libere della vecchia per,iferia hanno quindi accolto elementi funzionali del,la città tra i più eterogenei e disparati, respinti dalle zone centrali, e molto raramente, invece, quei servizi i-ndispensab1ili alle attrezzature residenziali esistenti; nel caso della periferia in cui prevalgono gli insediamenti industriali, non sono stati inseriti gli edifici che potessero servire sia per integrare funzionalmente l'industria, sia per determinare relazioni e rapporti dialettici con le strutture formali fortemente caratterizzate del paesaggio industriale. Trovano invece posto quale un1 ica alternativa, frammisti al paesaggio industriale, episodi di edilizia squalificata, monotoni ed uniformi insediamenti residenziali pr,ivi di significati figurativi che fratturano ed ap-piattiscono il paesaggio. È il caso delle periferie urbane di Bagnoli e di S. Giovanni a Teduccio, mentre nella zona di Fuorigrotta, Soccavo e Pianura si nota la contemporanea presenza di numerosi ed eterogenei aspetti funzionali (industrie, resdenza, attrezzature universitarie e per il tempo libero) che contribuiscono ad accentuare il carattere caotico e frammentario di tali zone. Nell'ambito delle esp·ainsioni perifer,iche più recenti, un caso a parte . è costituito dalle zone di Posillipo e di via Petrarca, sviluppatesi macroscopicamente nel decennio che va dal 1950 al 1960, che per le loro, eccezionali qualità di posizione e paesaggio accolgono attrezzature residenziali accessibili solo a ceti particolarmente abbienti: si sono venuti quindi a creare quartieri i cui abitanti risultano già in partenza selezionati ed appartengono quasi esclusivamente ad un'unica classe privilegiata. 60 Bibiiotec-aginob·ianco

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