I Giornale a più voci Caratteri comuni alla espansione periferica successiva alla seconda guerra mondiale possono riconoscersi nella carenza ed inadeguatezza dei servizi, nella scarsità delle i,nfrastrutture di base, che molto spesso non risultano previste o ultimate, quando le attrezzature residenziali sono già funzionanti, nell'assoluta mancanza di significato urbanistico delle aree ancora non costruite tra gli edifici che appaiono (e molto spesso effettivamente sono) esclusivamente destinati ad acco·gliere un ulteriore sviluppo edilizio, analogo a quello che caratterizza le zone circostanti. In definitiva, le attuali frange urbane dell'area napoletana, che vanno da Pianura, Soccavo, Mia:no, Piscinola, Chiaiano ecc. fino a Ponticelli, Barra, S. Giovanni a Teduccio ecc., costituiscono grossi serbatoi residenziali per le classi 1neno abbienti. Si determina quindi nell'area napoletana una suddivisione gerarchica, classista, per le differenti zone, che vengono destinate ed utilizzate a seconda delle loro qualità di posizione e della distanza che le separa dal centro urbano. Tali zone urbane periferiche, che hanno inglobato episodi edilizi dell'architettura rurale, ultima testimonianza della preesistente destinazione agricola, così come si sono andate configurando non costituiscono elementi di mediazione tra città e campagna e non incentivano i processi di urbanizzazione dell'entroterra. Questi aspetti della realtà napoletana contrastano profondamente con i co11cetti che la cultura urbanistica in questi ultimi anni ha puntualizzato, e con criteri di urbanizzazio,ne che scaturiscono da analisi e valutazioni delle « vocazioni» urbanistiche delle singole aree. La mancanza di un Piano Regolatore che indirizzasse la crescita della città secondo direttrici di sviluppo di interesse extraurbano, nonché di una chiara volontà politica da parte delle amministrazioni comunali che per1nettesse scelte urbanistiche più qualificate, hanno determinato l'attuale situazione delle zone periferiche, ancora aggravata dai fenomeni di r,iflessione dei caratteri di congestionamento e di saturazione del centro urbano. Mentre la necessità di nuovi vani, determinata dalle distruzioni belliche e soprattutto dal notevole in.cremento demografico, imponeva risoluzioni immediate, la corrispondente operosità edilizia trascurava le esigenze qualitative e ignorava i problemi di natura sociale e comunitaria. Le tipologie adottate ·nella periferia cittadina propongono schemi che scaturiscono essenzialmente da consi,derazioni di profitto• della speculazione edilizia. Il rapporto tra incremento demografico e sviluppo edilizio nella periferia napoletana si individua esplicitamente se si confrontano i dat,i della popolazione e il corrispondente numero dei vani del,le zone periferiche della città al 1951 con i dati relativi al 1966. Per quanto riguarda i quartieri occidentali (Posillipo, Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo) la popolazione al 1951 risultava di 91.800 abitanti, cui corrispondevano 39.661 vani. Nel 1966 la popolazione aveva raggiunto i 222.756 abitant,i ed i vani erano aumentati a .148.850. Relativamente ai quartieri orientali (Barra, Ponticel 1 li, S. Giovanni a Te61 Bibliotecaginobianco
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