I Giornale a più ·voci • a favore della tecnologia (ma il lib,ro contiene tutta una serie di passaggi intelligenti con i quali certi prob1emi e certi pericoli vengono consapevolmente individuati), proprio perché questa ci pare si presti ad un discorso piuttosto interessante: affermare, un po' alla maniera di Vico, che il mondo della tecnica è « •pienamente omo,geneo » all'uomo, assai più del mondo naturale, perché è stato fatto da lui, no•n significa, almeno a nostro parere, che questo mondo debba, solo perché lo ha fatto lui, essere più congeniale all'uomo: anche il mondo delle guerre, delle tirannie, della violenza, lo hanno « voluto e fatto » gli uomini; e ciò non toglie che lo si po,ssa e debba respingere. E quando Frosini dice che uno dei drammi dell'uomo di oggi è « il sentimento •di appartenenza a una co·ndizio,ne di vita artificiale » (bellissime sono le sue pagine sulla « doppia coscienza » dell'uomo moderno, una « esterna » agìta ,dagli altri, ed una « interna » che si ribella a questa op·pressione ), ci sembra che poi non tragga da questo suo sentire conseguenze di conto: e ne è riprova la sua garbata, ma non ,per questo meno decisa, •polemica con le tesi di Merleau-Ponty, le cui preoccupazioni appaiono a Frosini come il risorgere di « un antico risentimento contro lo 'scientismo', oggi trasferito contro la 'tecnologia'» che sarebbe ancora « assai diffuso fra gli intellettuali di tra,dizione umanistica » e che si risolve in un atteggiamento « di allarme, di protesta e di sfiducia nei conf,ronti del nuovo tipo di civiltà cibernetica, che domina ormai l'orizzonte del pro·ssimo futuro»; o ancora la polemica con Marcuse, le cui previsioni « apocalittiche» andranno forse oltre il segno, ma non per questo no·n agitano gravi p,roblemi: e quando Fro-sini sostituisce il termine dell'unica dimensione dell'attività umana, con quello· di una « nuova dimen.sione », non ci pare valuti poi appieno la sua stessa affermazione secondo cui tale dimensione è segnata « da una spersonalizzazione dell'aspetto decisionale» che, ·dal sem.plice campo ·pro·dt1ttivo (inteso co,me p•roduzione industriale), minaccia di estendersi in campi sempre più vasti, restringendo, come dicevamo all'inizio, sempre di più la sfera soggettiva dell'uomo. Intendiamoci: è ben lontano da noi il contenuto della polemica co1ntro la « società dei co·nsumi », la « società industriale avanzata>> quale oggi viene da più ·parti agitata, e questo per almeno due ordini di motivi: il primo di carattere, diciamo così, logico, in quanto riteniamo che. la storia non torna indietro e che a nessuna delle ·sue conquiste, tecniche o morali che siano, l'u~anità intende, o meglio ancora, può rinunciare; il secondo di carattere, diciamo, pratico, in quanto riteniamo di gran lunga preferibile la società dei consumi, la « società opulenta » pur con tutti i suoi limiti (ma quale tipo di società non ne ha avuti o ne avrà?) alla società della miseria, delle malattie, della mortalità infantile. Il problema qt1indi non è questo e riteniamo di poter respingere qualunque accusa di « luddismo », che, p,er quanto abbiamo sinora detto, potrebbe forse venirci rivolta; il problema si pone per noi, dicevamo, in altri termini: e cioè in termini di potere, in quanto il diffondersi dei computers e la loro aggressione a campi che si ritenevano di pertinenza esclusiva •del soggetto uomo, aumenta spaventosamente il potere di chi li possiede e li ~ontrolla. Quando Frosini, parafrasan·do un pensiero di Eliot, 49 Bibliotecaginobianco
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