Girolan10 Cotroneo ragion d'essere. Quanto abbiamo detto forse no,n si adatta al nostro paese, né a quelli che chiamiamo i paesi liberi: ma è da tenere presente cl1e con una eventuale ap·p1icazione degli elaboratori elettronici all'amministrazio.ne della giustizia, uno dei tre poteri classici dello Stato, q~ello giµdiziario, verrebbe a scon1parire, creando a vantaggio degli altri un aumento di potere: e, anche questo si sa, l'accentramento dei poteri è -sen1pre molto pericolo,so. Ora, il « diritto » dovrebbe tendere invece alla sua stessa autoeliminazione, nel senso che co·n lo svilupparsi di quella che chiamiamo la coscienza civile, tutta una serie di norme dovrebbe passare in desuetudine: e lungo questa via può indirizzarsi solo se ad a1nministrarlo saranno degli uomini cl1e lo vedono in questa prospettiva; in caso contrario esso sarà sempre e soltanto uno strumento del potere politico che, per sua natura, non tende certo alla autoeliminazio1ne. E a maggior ragione, poi, se l'amn1inistrazione della giustizia sarà affidata a docili «macchine» invece che ad una magistratura che (sia pure forse solo in teoria) potrebbe anche ribellarsi al potere politico e rifiutarsi di essere il braccio secolare di una legge ingiusta, e che co1nunque costituisce sempre una remora e quindi una garanzia. Il nostro discorso ci pare abbia preso una piega orwelliana, da 1984 (ma quella data non è poi molto lontana), per cui è forse il caso di rientrare in un ambito più realistico, partendo da quella che, anche se non lo abbiamo ancora detto, è stata la sollecitazione, o, se si vuole, la genesi pratica di questo discorso: ci riferiamo infatti a quello che è forse il primo studio sistematico (esclusi ovviamente i trattati scientifici sull'argomento) apparso in Italia su questo tema, un « primo tentativo di sintesi - come ha scritto l'autore - della nuova problematica » insorta con l'avvento della cibernetica anche in quel ·settore di scienze che chian1iamo « morali ». Lo studio in questione è quello, di recente pubblicazione presso le edizioni ·di Con1unità, di Vittorio Frosini ( Cibernetica, diritto e società, Milano, 1968), un gio1 vane studioso di filosofia del diritto, il quale, appunto, ha preso in esame, almeno come punto di partenza, il problema della ,possibilità della i11troduzione dei calcolatori elettronici nell'amministrazione della giustizia: da qui è poi passato ad un discorso mo1to più ampio su quella che Merleau-Ponty chiamava « l'ideologia cibernetica » e di cui l'ap•plicazione, o la tentata applicazione, nel campo della « giustizia » dimostra le pressoché infinite possibilità. Ciò che più ci ha sorpreso nel libro di Frosini, che è certamente un libro cl1e si raccomanda da ·sé per la vivacità con cui è scritto, ·per le cospicue informazio,ni che dà sull'argomento e per i problemi che sa suscitare, ciò che pit1 ci ha sorp,reso, dicevan10, è stata la chiara simpatia cl1e egli nel corso del suo lavoro ha rilevato verso « l'ideologia cibernetica»: simpatia che lo spinge sino a dire che il « mo·ndo artificiale » in cui noi o·ggi viviamo « non è un mondo disumano », ma che anzi « esso è creazione proprio della coscienza uma~a, voluto e fatto dagli uomini, ai quali esso è dunque pienamente omogeneo, assai più dello stesso mondo, :qaturale; il mondo della tecnica è infatti il vero mondo degli uomini, il mondo civile in ctli si dispiega la ragione o,pera tiva ». Abbiamo scelto proprio questa fra le molte espressioni di Frosini 48 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==