Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

... Note della Redazione rato pro1duttivo· nazionale, ci si chiede quali conseguenze in termini di sicurezza di approvvigionamenti, di costi di trasporto e produzione" - si registreranno in conseguenza di un 1nancato adeguame11to della capacità dei porti alle nuove di1nensioni del naviglio di c·ui sempre più. l'arma1nento internazio11ale si servirà per trasportare il greggio. Di qui l'allarme, di cui si fanno eco anche gli ambienti non specializzati, e di qui la richiesta di porti capaci di ricevere le supercisterne. Richiesta giusta, ma che va meglio specificata. Infatti, se si può essere d'accordo sull'urgenza dell' adegua1nento dei porti alle 1nutate necessità della navigazione, va anche precisato che non a tutti i porti si dovrà chiedere di accogliere le superpetroliere (così come non a tutti i porti, ma solo ad alcuni, si deve chiedere di assolvere funzioni di terminal per i nuovi traffici di « containers » ). In altri tern1ini, dato il costo rilevante delle attrezzature portuali, si dovranno scegliere con oculatezza, sulla scorta di valutazioni geografiche, di esigenze industriali, e soprattutto in coerenza con le indicazioni della programmazio·ne nazionale, i porti nei quali concentrare il traffico delle supercisterne. Le autorità che reggono i div_ersi porti italiani, e ancor più gli interessi economici che gravitano sui diversi porti e sui loro in1mediati retroterra tendono, naturalmente, a far valere le proprie ragioni per accaparrarsi stanziamenti che consentano ad uno scalo piuttosto che ad un altro di giocare un ruolo più vantaggioso. C'è un po' la tendenza a chi fa prima ad avanzare candidature, quindi a chiedere stanzian1enti ·e magari ad intraprendere opere. Un volume curato dal Ministero della Marina A1ercantile illustra quanto nu111erosi, 111aanche quanto poco coordinati, siano gli interventi dei singoli porti italiani nel settore dei traffici petroliferi. Così pure, una rq,ssegna di quanto si è venuto scrivendo sulla stampa, e di qitanto si è venuto dicendo in ambienti industriali, lascia capire che già tre porti - Genova, Trieste ed Augusta - vanterebbero una priorità, se non altro' cronologica, di candidatura, come porti per «superpetroliere», onde ad essi dovrebbero affluire gli investimenti che fossero decisi in sede governativa per l'esecuzione delle . opere necessarie. Senza entrare nel merito della validità di queste candidature, che sono indubbiame11te candidature serie, dician10 subito che non è questo il metodo per risolvere un delicato problem.a di scelta. Il discorso va inquadrato in un contesto più largo: quello del tipo di dislocazione degli in1pianti industriali sul territorio nazionale cui si vuol pervenire, . e quindi del ruolo che, ai fini del raggiungime1"1to di questa .ripartizione di impianti, si vuol attribuire alle attrezzature del territorio, siano le grandi arterie stradali, o siano i porti. Il movimento delle superpetroliere implica non solo e non tanto lavoro portuale, quanto possibilità di sviluppo industriale del retroterra, attività delle indus~rie di riparazioni navali ecc. Pensiamo a Napoli - senza peraltro proporre a nostra volta candidature - dove u11 traffico annuo di nove rnilioni di tonnellçite di petrolio significa attività di raffinazione, petrolchimiche, intenso lavoro dei bacini di 44 Bibiiotecaginobianco ...._

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