Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

Note della Redazione n1anifestazione di protesta in favore di Praga, i poliziotti che piombarono su di loro ebbero cura di spiegare agli sbalorditi passanti - lo ha rivelato l'unica componente del gruppo sfuggita all'arresto - che « si trattava di ebrei ». Non di « elementi antisocialis ti », si badi; non di « controrivoluzionari»; non di « agenti del capitalis1no e dell'irnperialismo ». Di ebrei. Tutti ricorderanno certamente come, in occasione della crisi del Medio Oriente, nel giugno 1967, i comunisti nostrani si dessero un gran da fare per chiarire che l'atteggiamento ostile dell'Unione Sovietica - da loro condiviso - nei confronti di Israele non andava assoluta111erite interpretato coi11e un atteggiamento antiebraico, bensì co111e una legittima presa di posizione contro il sionismo. Sulla sincerità dei comunisti italiani, a questo proposito, non v'è _ilminùno dubbio; nessuno avrà dimenticato lo scatto d'ira di Paietta, nel corso di un dibattito televisivo, quando l'interlocutore socialista gli contestò certe vignette pubblicate dalla sta1npa sovietica che ricordavano 1nolto da vicino, ahinoi, le feroci caricature antiebraiche con1parse, a suo te111po, sui giornali nazisti. Ora, non è certo contraddittorio essere ad un te111po con1unisti ed antisionisti (anche se il « sionisn10 » della politica israeliana, pri111a della guerra dei sei giorni, resta da di,nostrare); n1a è certamente, e gravemente, contraddittorio, essere ad un ten1po comunisti ed antisemiti. E poiché nessuno, inimaginiamo, vorrà sostenere che Frantisek Kriegel, Pavel Litvinov e Larissa Daniel siano agenti del sionisn10, si tratta di una contraddizione che non è onesto ignorare disinvoltame11te. D'altro11de, proprio il fatto che gli episodi da noi ricordati sono del tutto secondari, rispetto al filo co11duttore degli avvenimenti cecoslovacchi, prova che l'atteggiamento ostile cl'ei sovietici nei confronti degli ebrei è ormai radicato profondamente, è stabilmente « integrato » nel sisterna com.ilnista. Difatti, la solita giustificazio11e dell'espediente tattico in questo caso non regge. Fra le tante tesi sostenute dalla « Pravda » per diJnostrare la legitti1nità e la necessità dell'intervento arn1ato in Cecoslovacchia nianca la versione del « co1nplotto sionista » ( che invece Gomulka non mancò di tirar fuori al te1npo delle agitazioni studentesche di Varsavia). Dunque, l'antisemitismo sovietico è più che u11 atteggiamento stru111entàle. Del resto, che in V RSS vi siano discriniinazioni in atto nei confronti dei cittadini sovietici di religione ebraica, è un dato di fatto. Ha scritto Uniberto Terracini, e cioè una fonte non sospetta: « ... la condizione fatta attualn1ente alla collettività ebraica nell'Unione .Sovietica non ha nulla a che fare né con i tempi di Lenin, né con le leggi in vigore nel paese e rappresen,ta, sul piano della civiltà maturata a quei popoli, un mo111ento contraddittorio e negativo. Tutto ciò naturalniente ove si consideri come una conquista irreversibile della rivoluzione di ottobre la teoria e la pratica dello Stato plurinazionale senza nazionalità ege111oni e con autonomia indifferenziata [ ...]. Su due punti v'è certezza; e precisamente che, dopo la violenta soppressione di ogni attività culturale degli ebrei nel periodo staliniano (e la nazionalità ebraica di molti dei maggiori antagonisti del. dittatore - Trotzki, Zinoviev, 1 Kamenev, Radek, Rykov, Losovski, Piatniski ecc. - può forse bastare per 41 Bibiiotecaginobianco

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