.. Antonino Répaci lare le leggi che esso stesso aveva fatto: quando una legge si mostrava insufficiente a conseguire un determinato scopo, entrava in scena la Milizia, si mobilitavano i Circoli rionali, e gli altri organi dell'apparato del partito, per « correggerle », per « adeguarle ». · Né mai cessarono le violenze : poche settimane dopo la presa del potere, le squadre torinesi si scatenarono co-n sanguinaria ferocia contro l'ultima roccaforte dell'opposizione popolare, compiendo un'orrenda strage 28 ; e nel 1925 la « seconda ondata» si scatenò contro gli_ ultimi nodi di resistenza antifascista, segnatamente a Firenze 29 • Le « legalità fascista » non impedì anzi promosse e perpetrò le bastonature con esito letale di Gobetti e di Amendola e gli assassinii nelle persone di don Giovanni Minzoni e di Giacomo Matteotti, per tacere di centinaia di altre vittime, più oscure, ma non meno gloriose. La piazza continuò a imperversare durante tutta la dittatura, cui non bastò ìl pesante apparato poliziesco e il Tribunale speciale, ma si avvaleva altresì dei Circoli rionali per effettuare pestaggi... in via privata. Di quanto sopra è preziosa testimonianza quanto scrisse Giuseppe Bottai: ... mai si perse tra noi il vezzo di mettere a contrasto i diritti, si diceva, della rivoluzione, con il diritto che, dal moto innovatore stesso, si trasfondesse nella struttura dello Stato. Fu, questo illegalismo postumo, uno dei tanti corroditori del sistema creato nel ventennio, che lo portò a consunzione; una sorta d'antifascismo interno al sistema, ben altrimenti valido a determinarne la progressiva inefficienza dell'antifascismo esterno 30. 19. Dunque il fenomeno patologico di cui si discorre in questa sede, insorto nel lontano 1915, dominò la vita politica italiana fino al , 25 luglio 1943, divorando l'intera compagine della vita associata in u11 processo degenerativo irreversibile. Non può pertanto trattarsi di un fatto sporadico od occasio-nale, ma di una disfunzione organica, di u11a tara della compagine unitaria dello Stato italiano. In ultima analisi trattasi di una grave carenza dello Stato, che l1a le sue radici non soltanto in fattori psico-sociologici di antica data 31 , ma nello stesso processo formativo dell'unità statuale del nostro paese. L'Unità fu conseguita mediante una conquista regia e non mediante un concorso volontario di tutte le popolazioni peninsulari. L'apparato statale - prosecuzione di quello piemontese, che suscitò in Giuseppe Mazzini la definizione dell'Italia com,e « Piemonte ingrandito» - non fece ~s F. REPACI, Terrorismo fascista (Ristampa anastatica), Ed. Bottega d'Erasmo, Torino. 29 AUTORI VARI, Non mollare!, Ed. La Nuova Italia, Firenze, 1965. 30 G. BOTTAI, llent'anni e un giorno, Ed. Garzanti, Milano, 1949, p. 13. 31 o . 1 p. czt. a nota . 116 Bibiiotecag inobianco
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