Antonino Répaci e profondo, giacché, se è vero che mancano in questa materia precise norme statutarie e legislative, no-n è men vero che le norme stesse sono insite nei tessuti e nell'anima stessa del sistema; e se una prassi si era formata, gli è perché essa era consona a quelle norme non scritte, ma sussistenti e operanti quali elementi costitutivi del sistema stesso. Deve invero escludersi che sussistano lacune in un ordinamento giuridico originario: là do,ve manca una norma espressa, suppliscono l'analogia e i principi generali che stanno alla base dell'ordinamento giuridico stesso. Uno di questi principi fondamentali consiste nell'autonomia assoluta e incondizionata da parte degli organi del potere in ogni attività che non trovi limiti nei disposti della costituzione e delle altre leggi dello Stato. Orbene l'attività del capo dello Stato, intesa a formare un governo può, ai sensi dello Statuto, essere condizionata soltanto dal parlamento; ma non è ammissibile neppure in via di eccezione che possa essere condizionata da volontà estranee, e per di più in aperto contrasto con l'ordinamento vigente. Ammettere ciò significa da parte degli organi del potere la negazione -del proprio stesso essere e della propria ragion d'essere; significa in ultima analisi una lesione mortale alla stessa indole originaria dell'ordinamento. Aveva ben ragione il vecchio parlamentare sardo, Francesco CoccoOrtu, quando disse a Vittorio Emanuele III che sottomettersi... era per la casa Savoia scrivere nella sua storia la pagina colla quale il Colletta aveva flagellato il Borbone che, impotente a difendere lo Stato contro il brigantaggio, aveva fatto poliziotti i briganti 26 • ' 18. Col discorso cosiddetto del «bivacco» (16 novembre 1922) pronunziato da Mussolini alla riapertura della Camera dopo la co11quista fascista del potere, il parlamento dell'Italia liberale cessò praticamente di esistere. I nomi più illustri di quella età politica figurano fra coloro che risp,osero « sì » al conferimento dei pieni poteri al nuovo presidente del Consiglio. Il liberalismo italiano, dopo avere vissuto u11 lungo periodo preagonico dalle « radiose giornate» del maggio 1915, entrava in agonia, preludio della sua ingloriosa fine. Del resto il primo - e ultimo - congresso liberale, tenutosi a Bologna qualche settimana innanzi (8-10 ottobre), aveva presentato un tale spettacolo di bassezza e di miseria politica e morale, da non lasciare dubbi in proposito negli osservatori più attenti: la corrente filofascista era prevalsa in n1isura imponente e inequivocabile, dimostrandosi assetata non tanto di 26 F. Cocco-ORTU, II 28 ottobre al Quirinale « Il Ponte » 19===1 1072 , , ,J , p. . 114 Bibiiotecaginobianco
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