Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

I Il potere e la piazza nasse difettosamente o che il suffragio fosse trop•po ristretto, bensì al fatto che esso, oltre a mancare di omogeneità, non esprimeva che ristretti gruppi di interessi. Del resto, quel poco o tanto di prestigio che il parlamento acquisì nel corso dei ·decenni successivi all'unità, se lo conquistò con le proprie forze, contrastato sempre dal potere esecutivo, che seppe unicamente dolersi delle magagne del parla1nentaris1no per poscia ricorrere alla piazza quando il parlamento minacciava di assL1mere posizioni e responsabilità autonome. Bastò il primo apparire dei deputati socialisti alla Camera, e co11 esso il primo sintomo di vitalità e di autonomia di questo istituto, per provocare le misure rapressive dell'ultimo decennio del sec. XIX; e quando, grazie al suffragio universale introdotto da Giolitti, la Camera accentuò la propria rappresentatività, il potere regio ne avvertì la minaccia e non esitò a ricorrere al colpo di Stato e all'artificioso intervento della piazza per giustificare un consenso popolare peraltro inesistente - in contrasto con la volontà del parlamento. 15. Le parole di Piero Gobetti, riprodotte più sopra, co11.tengono la diagnosi precisa di una manifestazione tipica di quel « n1ale italico » dal quale il nostro Paese stava guarendo assai lentamente e assai faticosamente. È esatto che la buona amministrazione giolittiana seppe in1postare la vita pubblica italiana su criteri di serietà e di più larga partecipazione di strati sociali alla vita pubblica; ma non si può non riconoscere che alla buona amministrazione non fece riscontro un buon governo. Lo stesso Giolitti sentì il bisogno di giustificarsi a tale riguardo col ricorrere al paragone del sarto che confeziona l'abito per il gobbo; tuttavia assai giustamente Salvemini osservò che il consolato giolittiano non fece diminuire il numero dei gobbi. La democrazia manovrata di Giolitti - come chi scrive ebbe a definirla altrove 18 - lasciò inalterato lo squilibrio fra gli organi del potere: la forza del potere rimase sempre - e fors'anche si consolidò nell'età giolittiana - in maniera prevalente dalla parte dell'esecutivo, laddove al legislativo veniva lasciato l'u,mile compito di passare lo spolverino sulle decisioni del primo. Salandra in ciò non fu un sovvertitore, ma t1n continuatore - sia pure più rozzo e più cinico - del giolittismo. Ma il punto è questo: non appena sorge un contrasto fra l'esecutivo e il paese - bene o male rap·presentato dal parlamento - il primo, pur di sovercl1iare la volo·ntà del secondo, non esita a ricorrere al contrabbando di una volontà fittizia e a calpestare il proprio pri11cipium legalitatis. 18 o . 9 p. czt. a nota . 107 Bibiiotecaginobianco

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