Nord e Sud - anno XV - n. 107 - novembre 1968

I Il potere e la piazza tima un intervento del paese per far sentire la propria opi11ione, quasi cl1e l'opinione del paese non fosse quella del parla1nento. IVla poi: quale paese? Ecco dunque il paese reale co11trapposto al paese legale e) qL1el che è peggio, una asserita legalità piazzaiola ave11te la validità di contestare e superare 1a legalità formale del potere. l\Aa se si a1nmette in via di principio una legalità per così dire « inforn1ale », all'i11fuori e contro la legalità formale dell'ordinamento giuridico, si giunge a sottrarre ogni certezza al diritto, si giunge a spezzare in radice og11i vincolo sociale. L'Autore, evidentemente in piena buona fede, fa coincidere u11a propria convinzione personale con la realtà dei fatti; n1a se anche tale coincidenza sussistesse, le sue argomentazioni non reggerebbero eg1-1almente, perché ciò equivarrebbe ad aprire le porte all'arbitrio più sfrenato, ove il libito si fa lecito, in forza del principio che la convi11zio11e personale di ognuno vale né più né meno di quella di tutti gli a]tri consocia ti. E ciò a maggior ragione vale per il potere, il quale è tent1to u11icamente a cono,scere le norme di condotta che esso stesso ha e1nanato e non farsi, per il perseguimento di fini ,propri, la guida di u11'iniziativa illegale da contrapporre alla propria legalità. Ogni sorta di potere poggia su un determinato sistema giuridico che esso stesso si è scelto e, se intende espletare la funzione che gli è propria, di mantenere il proprio prestigio e di salvaguardare la propria co11servazione, deve stare a] giuoco e non barare. Nel caso i11esame, non è affatto vero cbe 111a11cassero al paese i mezzi legali per far sentire la propria opi11ione al parlamento, giacché, se il potere regio avesse avuto dei dubbi sull'effettiva rappresentatività della Camera, avrebbe avuto il potere di 0ciogliere la Camera stessa e di indire le elezio11i per rinnovarla. Il regime liberale dell'Italia prefascista pagò a caro prezzo ìa disinvolta e scriteriata manovra di Salandra: da qu.el momento l'anin1a del paese fu dilacerata ancor più di quanto non fosse antecedentemente. Si venne a degradare lo « scopo di guerra » al conseguimento di una più completa unità geografica concepita con intenti strategici tali da violare l'altrui principio di nazionalità, in non1e del quale - si badi - era stato giustificato l'intervento in guerra; ma l'unità 1norale della nazione, che il D'Azeglio aveva posto quale compito primario del nuovo Stato, sprofondava negli abissi della guerra civile. Co1ne osserv.a con la sua consueta acutezza Piero Gobetti, La guerra europea ci coglie in piena crisi unitaria e interrompe l'ascesa di o~dinaria amministrazione e di seriétà economica a cui il giolittismo ci aveva iniziati. È la prova di maturità che l'Italia deve superare in con105 Bibliotecaginobianco

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