Il potere e la piazza bilità del Re - ad un trattato internazionale che il parlamento avrebbe certamente respinto. Per uscirne non restava altro se non il colpo di Stato: non si poteva mettere il parlamento al corrente del trattato - attesa la sua segretezza - e d'altra parte l'intervento in guerra doveva av,er luogo a ogni costo, piacesse o non piacesse al parlamento. Ma v'era un importante ostacolo da superare: Giovanni Giolitti. Questi non era affatto - come si sostenne allora e ancora oggi taluno sostiene - un assertore della neutralità assoluta, ma riteneva - con esatta visione della situazione - che la guerra avrebbe avuto una lunga durata e che sarebbe stato utile per l'Italia attendere di avere perfezionato _la propria preparazione bellica per entrare nel conflitto qu~lc fattore decisivo, e dopo avere esaurito tutte le possibilità di trattative col governo di Vienna 9 • È comunque fuori discussione che se Giolitti fosse stato messo al corrente del fatto. compiuto (patto di Londra) avrebbe desistito dalla propria po,sizione e si sarebbe ritirato in buon ordine. Ma sarebbe rimasta l'incognita del parlamento che, in prevalenza favorevole alla tesi giolittiana, non si sarebbe potuto prevedere quale atteggiamento avrebbe assunto. Salandra si venne così a trovare senza alternative di fronte al colpo di Stato,; l'unico ri1 medio era quello di salvare la faccia e far apparire il paese in stato di insurrezione contro Giolitti e i neutralisti. Bisognava pertanto colpire Giolitti ,per essere sicuri di poter colpire il parlamento. Perciò egli tacque a Giolitti l'esistenza del patto di Londra e lo lasciò ingolfarsi nel bel mezzo della mischia, fino a scatenargli contro la piazza interventista, inferocita e fanatizzata dalle mirificl1e invettjve di Gabriele d'Annunzio, il quale sotto l'ala protettrice del governo no-n esitò a istigare pubblicamente a sopprimere l'« uomo di Dronero ». In quelle giornate -di maggio la vita di Giolitti corse serio pericolo, checché ne abbia detto Salandra nelle sue postume giustificazioni, palesemente mendaci. La piazza interv·entista in quei giorni raggiunse il parossismo, tanto più che gli agitatori sapevano di operare in piena impunità. In questo clima agli avversari fu resa quasi impossibile ogni reazione: essere co,ntrari all'entrata in guerra equivaleva a tradim·ento e intelligenza col nemico (benché questi non esistesse giuridicamente come tale!). Imbastito in tal modo un « paese reale » a uso e consumo del go-v·erno, l'azione contro il parlamento si presentava come praticamente scontata. Ormai la sensazione - se pure fallace - che il paese fosse contro ii parlamento e a favore dell'intervento, era stata creata; Salandra po9 A. REPACI, Giolitti e Frassati di fronte al fascismo, Bottega d'Eras.mo Ed., To1 rino, 1962, p. 63. 99 Bibliòtecaginobianco
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