Giovanni Coda-Nunziante per rimettere in piedi l'econon1ia italiana 110n permettevano di prevedere la rapida risoluzione dì molti problemi, era più che giustificato il ricorso a pro·vvedimenti cl1e miravano a congelare la situazione. Una certa stabilità sociale era, cioè, riconosciuta indispensabile per consentire di fare alcuni prin1i passi sulla via dello sviluppo. Al momento attuale la situazione è differente. La crisi dell'agricoltura sembra essere passata in prima linea, -per i motivi che abbiamo detto so·pra, e sembra persino condizionare le possibilità di ripresa dell'intera economia italiana, co·n le conseguenze eco•nomiche e sociali che potrebbero derivarne. D'altra parte, il rapporto fra proprietario terriero e colono, o mezzadro•, è nella n1aggior parte dei casi mutato, proprio per le alternati:ve di lavoro oggi rese possibili dal continuo processo di sviluppo degli ultimi anni. Il permanere di provvedimenti che tendono a diminuire la elasticità e la capacità di adeguamento dell'agricoltura, specie quando si richiede ad essa uno speciale sforzo di moder11izzazio-ne, sembra pertanto del tutto fuori luo·go. Su questo problema ritorneremo fra breve. Ma a questo punto sarà bene chiudere la pare11tesi e tornare a quello che ·è il filo condut- , tore .del nostro discorso. Come, cioè, rendere possibile un adeguato flusso- di investimenti verso l'agricoltura, necessario al fine di assicurare quell'aumento del prodotto totale che abbiamo visto esser~ di decisiva importanza per un bilanciato sviluppo della nostra economia . . Il problema di attirare nuovi investimenti nel settore agricolo è per un aspetto un problema riguarda11te i mezzi e gli strumenti che possono rendere _disponibile il finanziamento degli investimenti. Ma, d'altra parte, non bisogna dimenticare il fattore-scelta o, in altre parole, la volontà del singolo agricoltore di giovarsi dei mezzi e degli incentivi a sua disposizione. Tale scelta può essere determinante anche per il successo di più ampi pro·getti di investimenti pubblici, come bonifiche, irrigazioni, ecc., che richiedono, nella maggior parte dei casi, investimenti di natura complementare a quelli pubblici da parte dei singoli agricoltori. C~usa determinante in questo caso saranno le p_revisioni e la fiducia del singolo nei pos~ibili sviluppi futuri dell'attività agricola. Poiché nei mesi passati si è molto parlato della « crisi di fiducia », è bene a questo punto chiarire subito- i limiti della questione. La polemica sulla fiducia può essere giustificata nella misura in cui si richiede un'azione. più rettilinea e chiara da parte del Governo, o·, in altri termini, nel caso che a noi interessa, la più precisa individuazione degli obbiettivi che una politica per l'agricoltura vuole p~rseguire. Ma, d'altra parte, deve essere fermamente respinto l'equivoco a cui il parlar di 78 _Bibliotecaginobianco
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