.. .. . Giornale a più voci modificare sostanzialmente la economia locale e della provincia, proprio per non essere, nessuna di esse, rivolta a concreta n1anipolazione di grandi quantitativi di materie prime. . Bari è l'unica delle tre città· puglies1 con grandi e medi insediamenti industriali che non abbia tenuto- nel debito conto le possibilità che può offrire il porto se convenientemente potenziato nelle sue strutture. Due soli esempi. Taranto· aveva un traffico mercantile, prima della realizzazione del quarto centro· siderurgico, di duecentomila tonnellate di merci imbarca~e· e sbarcate. Nei primi nove n1esi di quest'anno, il mo-vimento delle merci è stato, di 1.098.991 tonnellate, di cui ben 951.000 tonnellate sbarcate. Le merci in partenza, soprattutto tubi prodotti a Taranto,, sono ammontate a 147.659 tonnellate, di cui 38.540 trasportate da navi non italiane. Negli ultimi tre mesi, tutto il materiale con destinazio-ne estera è stato trasportato d·a unità italiane. A Brindisi, il volume delle merci sbarcate e imbarcate era nel 1958 di appena 78.026 to1111ellate, quasi tutte costituite da carichi secchi; nel 1963 tale volume risulta quintuplicato per effetto so-prattutto· di quanto- sta avvenendo nell'ambito del co,mplesso petrolchimico della Montecatini. Negli anni prossimi si arriverà a scaricare un milione e mezzo di tonnellate di petrolio grezzo, che sarà elaborato per fame materia prima, la quale a sua volta darà manufatti plastici e tante altre sostanze impiegate in vari settori dell'industria. A Bari, al contrario., le cifre dimostrano un regresso pericoloso: nel 1938 avevano toccato il porto della città 1.014 navi appartenenti a società italiane; nel 1962 sono state 254. La bandiera estera è salita dalle 64 navi del 1938 alle 136 nel 1962. Il fenomeno in verità riguarda anche Barletta: qui attraccarono, nel 1938, 214 navi italiane, che si sono ridotte, nel 1962, a sole quattro . . La Camera di Commercio barese sostiene da divers·o tempo che esiste una sproporzione fra il traffico delle merci affidato a navi battenti bandiera estera e quelle affidate a navi italiane. Effettivamente, nel 1938 le nostre navi trasportavano 1'83 per cento delle merci, mentre nel 1962 ne hanno trasportato soltanto il 35 per cento. Ma questo ci sembra un discorso valido fino ad un certo punto: la verità è che il traffico, è diminuito, rispetto a molti anni or sono. La difficoltà non sta nel fatto che vi sia una preponderanza di naviglio, estero a trasportare le merci, ma nel diminuito volume delle merci stesse. E-videntemente non è stato sufficientemente studiato il proble:r;na del perché gli industriali ~ i grossi esportatori preferiscono altri mezzi di trasporto (ferrovia, strada, autostrada, aereo, eccetera) per far giungere_ più rapidamente le merci industriali e le derrate agricole sui lontani mercati di consumo. Al recentissimo convegno degli industriali adriatici svoltosi a Bari, è stato posto con chiarezza il problema del collegamento nuove zone in·dustrialirnare, co·me esigenza di minori costi economici per le industrie e di incre- . . mento delle attività marittime. L'ing. Brunetti _di Bari ha affermato giustamente che « non è sufficiente creare aree e nuclei industriali, o poli di sviluppo, se non si provvede anche alla creazione di rapidi e adeguati collega- ,,. 71 Bibli tecagino~ianco
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