Mario Dilio in evidenza un grosso neo, che può in avvenire compromettere gli sforzi fin qui compiuti. La parte dell'Area che riguarda il capoluo,go è isolata dal mare. È vero che, in linea d'aria, la distanza ~ di appena cinque chilometrl, ma sul percorso passano la statale 16, che da ·Bari porta a Foggia, e la rete ferroviaria, a due binari, che unisce la Puglia al centro-nord della penisola. Sulla sinistra dell'Area, verso le località dell'interno, passa poi la statale 96, che porta verso Bitonto-Ruvo-Andria e Modugno-Altamura-Matera. Su questo problema a Bari si discute, nei vari ambienti politici ed economici, da un paio di anni. Gli operatori più co-nsap-evoli hanno avvertito gli inconvenienti che presenta questa localizzazione dell'Area non raccordata al mare, e quindi incapace di attirare in avvenire quel particolare tipo di industrie di base, chimiche o metallurgiche, che, secondo i più moderni criteri tecnici, vengo-no realizzate sul mare per motivi di ordine produttivo ed economico (facile appro-vvigionamento di materie prime, riduzioni al minimo dei movimenti interni di semi-lavorati e prodotti finiti, carico e spedizioni dei prodotti verso i mercati di smercio, eccetera). Il Presidente del locale Consorzio del porto, un giovane parlamentare democristiano, Enrico Alba, in una memoria presentata al Comune di Bari rileva che le opere fino ad ora esegt1ite per creare a Bari uno scalo maritti1no· proporzionato all'importanza della città e alla sua funzione nel quadro dell'economia regionale e nazionale, se ,' hanno portato ad una più larga disponibilità dj attracchi dotati - almeno parzialmente - dei necessari arredamenti atti a rendere comode le o-perazioni commerciali, non hanno eliminato le deficienze più volte denunziate dagli enti locali, dalle o•rganizzazioni interessate e dagli operatori commerciali e marittimi. Fra esse, principalmente quella della mancanza di vaste aree per l'espletamento della funzione industriale dello scalo-. L'on. Alba sostiene che l'asserragliars"i della città intorno al vecchi0 porto, prima, e successivamente il rapido sviluppo urbanistico lungo il litorale, hanno ridotto in modo sensibile la disponibilità dell'immediato- retroterra del porto. Se ciò ha impedito in epoca recentissima di accogliere quelle grandi industrie che avrebbero potuto modificare radicalmente la struttura dell'eco-nomia locale, e che hanno dovuto indirizzarsi verso scali marittimi vicini a Bari, sussiste ancora la possibilità di recepire industrie di media importanza, atte a risolvere i due problemi insieme: assicurare alla città una seria -industrializzazione e affermare la funzione industriale dello scalo marittimo. Un'ampia zona industriale sul porto di Bari, a parere di Alba, imprimerebbe sviluppo al traffico marittimo, in declino da- vent'anni, e assicurerebbe alle grandi industrie le condizioni più favorevoli per_ svolgere con rigoroso criterio di economicità la loro attività. E si tratta, bisogna convenirne, di una fondamentale infrastruttura di base. Quando s'è trattato di reperire le aree dell'attuale zona di sviluppo industriale, soggiunge l'on. Alba, ci si è allontanati dal mare. Le aree attuali risultano prive, quindi, di un diretto collegamento con gli apprestamenti portuali; e tale loro posizione geografica ha condizionato qualità e dimensioni delle industrie in corso di realizzazione, che ,,n. on appaiono tali da 70 \ Bibliotecaginobianco
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