' . Giortiale a più voci incanalate in una nuova. Facoltà, appositame11te istituita, per rièevervi u11 tipo di istruzione più consono alla natura femminile. Gli stessi lettori ricorderanno, forse, ciò che scrivemmo in proposito, e che non vogliamo· natural~ mente qui ripetere. Se il progetto del professor Pende ci è ora tornato alla mente, ciò si deve al fatto cl1e, con nostro immenso stupore - lo ammettiamo lealmente -, progetti non troppo dissimili sono stati avanzati negli Stati Uniti di America: nel p-aese, cioè, che gode la fama di essere · il più avanzato, in materia di emancipazione femminile e nel quale, anzi, vige-- rebbe - secondo l'opinione corrente - un regime addirittura matriarcale. La moglie americana, che obbliga il ·marito a sbrigare le ·faccende domestiche per essere più libera di competere con gli uomini nella società, è ormai diventata una specie di luogo comune, uno stereotipo che si affianca a quello della suffragetta « femme terrible » dell'ultimo Ottocento,. Quante volte non a·bbiamo sentito esaltare, in contrapposizione a questo cliché, le ·virtù casalinghe della donna italiana, così saggiamente compresa dell~ propria « missione» di moglie e di madre, così felicemente priva di dubbi circa la posizione che spetta alla donna nella vita sociale? E quante altre volte non abbiamo sentito esprimere il timore di una possibile « americanizzazione» delle.nostre donne (con il qual termine si intende, per l'appunto, l'abbandono del ruolo biolo·gico-casalingo fissato ad esse dalla tradizio·ne)? Non è tanto il lavoro extra-domestico delle donne, si badi, a destar preoccupazione nei tutori della « femminilità»; giacché si pt1ò rimanere casalinghe anche lavorando fuori di casa per otto ore al giorno-. No, ciò che si vorrebbe liquirdare (anche se non si è disposti ad ammetterlo esplicitamente) è la « pretesa » della donna di possedere, come l'uomo·, una sua p~ecisa identità umana; di volere realizzare se stessa pien.amente, e dunque anche come moglie e come madre, ma non soltanto entro questi limiti (l'essenza umana non si esaurisce nell'anatomia· o nella fisiologia). _ Dicevamo, dunque, che si è, soliti indicare nella donna americana il modello di un essere emancipato, sicuro ·di1 sé, aggressivo; l'esemplare più caratteristico, insomma, della donna che ha saputo liberarsi· dallè pastoie della condizion.e femminile. E invece, si -tratta di un mito: che non è sola1n.ente arbitrario, ma, a quanto pare, falso· da cima a fondo. Che la verità sia tutt'altra, ce lò dice, in un saggio di notevolissimo i, interes_se (La mistica della.· femminilità, Com.unità, Milano 1964: da questo libro sono desunte le citazioni del presente articolo), _Betty Friedan, nota· giornalista: e psicologa americana. Del · libro della Frieda11, prima che ne uscisse l'edizione italiana, ha già· parlato, su queste stes~e colonne, Loretta Valtz Mannucci, alla quale si deve l'eccellente traduzione dell'opera. Non sarà inatile, pera_I.tro, riprendere 11 discorso sulr~rgome11to; ora che il libro è a disposizione .dei lettori italia11i (anche se difficilmente esso potrà conoscere ,da noi lo stesso successo di vendita conseguito negli Stati Uniti). , I Che cosa ci dice, in sostanza, la Friedan? 'Ci dice che, subito dopo· la seconda guerra mondiale, si è verificato un massiccio « ritorno a casa » della \ ' donna americana·; e ·ciò iB nome deila .così- detta « mistica della femmini59 \ ·Bibliqtecaginobianco · i l
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