Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

Francesco Compagna pure che essi sappiano « dimostrare una volta per tutte di non subire, da un lato, complessi di inferiorità nei confronti dei comunisti e di non voler esibire, dall'altro, complessi di sup·eriorità nei confronti dei socialde-mo- . . cratici ». Sembrerebbe, dun-que, che non vi sia grande dissenso, se non di accenti, e magari di preoccupazioni tattiche nella presentazione del problema, tra quanto abbiamo scritto noi su « Nord e Sud » e quanto ha scritto poi « l'Uma-:- nità » a proposito dei « lo-mbardiani » e del complesso di inferiorità che essi subiscono nei confronti ·del Partito comunista. E si' potreb-be rilevare che tale complesso di inferiorità è affiorato anche recentemente nei discorsi dei « lombardiani », a proposito delle polemiche seguite alla destituzione di Krusciov e a proposito delle difficoltà che ne sono derivate per il PCI. Ma in realtà a noi sembra che il dissenso fra « Nord e Sud» e « l'Umanità» sia più rilevante di quanto non possa sembrare dal semplice confronto fra il testo del nostro articolo di settem•bre e il testo della nota redazionale del gio,rnale di Pellicani che abbiamo prima citato. Noi diciamo, infatti: andiamo ava11ti sulla strada dell'unità d'azione fra i partiti laici della sinistra democratica ed auguriamoci che anche gli amici « lombardiani » ci accompagnino· lungo questa strada; e se essi non ci volessero accompagnare, o· volessero impedire al PSI di marciare insiemé ai socialdemocratici ec_lai repu.bblicani, ci dicano le loro ragioni, onde se ne possa discutere sulla base della stima reciproca e dei comuni sentimenti di uomini civili che hanno fatto· e potranno ancora fare delle battaglie poli- · tiche fianco a fianco, così come hanno avuto tra loro, e potranno ancora avere, franchi dissen·si, o addirittura contrasti, relativamente a questioni di tattica e an.che di strategia politica. Pellicani ed i suoi amici, invece, sembrano convinti del fatto che con i « lombardiani » non ci sia niente da fare, che sia meglio perderli che trovarli, che non ci si .possa incamminare sulla strada dell'unità d'azione fra i -partiti laici della sinistra democratica se prima non ci si sarà liberati dei « lombardiani » di t~tti i partiti. E qui ci sembra di percepire l'eco della polemica dei « dorotei » di tt1tti i partiti, e dei loro numerosi portavoce sulla stampa mo·derata, contro gli azionisti, i radicali, i visi pallidi. Noi siamo stati sempre critici nei confronti di certi atteggiamenti, « azionistici », « radicali» e· naturalmente « lombardiani ». Ma dall'interno, per così dire, non dall'esterno. Consideriamo, cioè, che non siano da combattere l'azionismo e il- radicalismo·, ma quei vizi dell'azionismo ·e del radicalismo che spesso, purtroppo, hanno consentito ai moderati ed ai reazionari di prevalere e che hanno determinato l'indebolimento sistematico di alcune pur sacrosante rivendicazioni azionistiche e radicali. Siamo azionisti e siamo radicali; ma aspiriamo ad esserlo saggiamente e soprattutto vittoriosamente. E pertanto riteniamo che sia necessario combattere ogni tendenza centrifuga nell'ambito della sinistra democratica; che sia indispensabile darsi da fare perché tendenze centripete prendano finalmente il sopravvento, dopo anni di scissioni e di frazio·nismo; che si può perdere- Pellicani a destra o 46 -·Bibliotecaginobianco

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